09-12-2002
DOLCE
VAGARE DI UN ERRABONDO NOTTURNO IN CERCA DI CALORE
(libera
ispirazione da MARQUEE MOON dei Television, 1977)
Ricordo
quando il buio “ingoiava” i miei occhi gia smarriti, e la mia placidita’
soffocata
da quelle tenebre. Cosi’ mi “lanciai” ad ascoltare i bisbigli di gente
per
strada, quei pochi balordi incoscienti ancora in grado di
sfidare
l'insicuro destino di una notte
sempre
piu' incerta, sempre piu' insicura e figlia del Demonio.
Ora
ho bisogno di uno schizzo di luce, una spruzzata di candido
chiarore,
incestuoso amore che mi riscaldi lo sguardo e stra-
scichi
via il mio dolore. E allora uscii e divenni anch'io seguace
delle
tenebre, cercando di far l'amore con la luce dei lampioni,
e
con gli sguardi impazziti e claustrofobici dei passeggeri not-
turni.
Mi scontrai con un barbone, ne fui catturato e mi sedetti
accanto
a lui, lungo il corso di un argine di fiume, lui aveva una
cicatrice
sulla guancia sinistra ed allora gli chiesi cosa fosse,
e
lui, prontamente replico' "oh, qualche amore del passato....".
E
continuo': "Non vedo gente da anni, vado a letto tardi la notte
e
mi risveglio completamente "stonato" il pomeriggio alle cinque,
e
poi prendo la macchina e comincio a girare come uno psico-
patico,
serpeggiando lungo vicoli bui, osservando spacciatori
violentare
puttane e poi fuggendo via, appagati e soddisfatti
del
loro stupro giornaliero. M'imbatto in una giovane donna,
lungo
un sentiero, lei non osa guardarmi, tanto la mia faccia
e'
losca e "dipinta" di antiche ferite e recenti cicatrici. Nes-
suno
mi ama. Nessuno vuole amarmi. So che un giorno perde-
ro'
i sensi, andro' giu' in piazza e sparero' all'impazzata,
come
solo un vecchio bidone balordo come me sarebbe in
grado
di fare. Ora e' tardi, ragazzo. Per me e' venuto il
momento
di rientrare nel cerchio dell'oblio eterno, abbando-
nero'
la mia sadica inquietitudine al torpore racchiuso in
un
volgare seno di donna scoperto e pronto ad essere succhia-
to,
e poi la cacciero' via brutalmente, e terminero' il mio
delittuoso
percorso notturno fissando il mio glaciale, spento
sguardo
sui muri di casa mia, in attesa di addormentare la
mia
mente, in attesa di dimenticare questo orribile giorno,
un
giorno come tanti altri, sempre lo stesso, sempre lo stesso
rancore,
un giorno che ha fatto fatica a ricordarsi di me
ed
io a ricordarmi di lui. Capisci, ragazzo?... Mi capisci?....
Questa
sudicia vita mi sta abbandonando, e io non ho altro
da
fare che lasciare fluire il mio corpo lungo un mare di
perversa
incoscienza e reboante, atroce solitudine.
Sono
stato lasciato al mio terribile destino molto tempo fa,
e
piu' nessuno da allora ha osato chiedermi dov'ero o che
cosa
facevo.......".
Poi
lasciai quel vecchio e tornai a riabbracciare cio' che rima-
neva
della notte e del suo tragico, ma singolare silenzio.
Ero
gloriosamente da solo ed il mio leggero umore si scontrava
con
qualche sirena di ambulanza e con spari di pistola prove-
nienti
da luoghi malfamati e sporchi, luoghi di regno per topi
e
serpenti, dove veleno e vita acquistavano un unico, simbolico
significato
di esistenza.
Mi
imbatto in una prostituta, a pochi metri da casa: un occhiata
di
provocante, debordante sensualita' mi travolge per un se-
condo,
ma poi rientro in me e....... niente da fare, bellezza, rega-
lerai
il tuo amore mercenario e disinibito a qualche altro pez-
zente
di questa olezzosissima capitale del piacere, il mio ritorno
alla
luce del giorno e' prossimo........
E
non mi dissolsi nella notte.
Questo testo è depositato
presso www.neteditor.it e quindi coperto da
diritti d'autore. Esso non potrà essere riprodotto totalmente o parzialmente
senza il consenso dell'autore stesso