12-01-2005

 

 

 

SFUMATURE DA UNA METROPOLI:

 

(Stra)ordinario Tributo Ad Una (Stra)ordinaria Cantrice Dell’Animo Umano:

 

LAURA NYRO

 

 

Nel mio 'etero-immaginario-musical-collettivo', se la cosiddetta coppia di innamorati sospesi in tenere effusioni e' intenta a coccolarsi di fronte al camino all'ascolto di 'TAPESTRY' di Carole King, non puo' che esistere, in una dimensione parallela lontana e remota, una piccolissima, invisibile schiera di individui solitari e cronici depressi pervasi da decadentismo spirituale immersi in una musica che sembra essere stata concepita appositamente per loro, musica per dissolute anime, cosi' tragicamente sensibili e innamorate della piu' profonda (e disturbante) essenza della vita da non riuscire a ritagliarsi un preciso spazio all'interno di una societa' sempre piu' esigente e nevrotica.

LAURA NYRO e' stata il filtro attraverso il quale venivano 'spurgate', a volte lanciate con dirompenza, confessioni scaturite da una psiche in folle ‘altalenanza’: ‘eterna fanciulla’, al contempo artista dalla straripante sensibilita’, apparentemente sempre sull’orlo dell’auto-distruzione, sebbene contraddistina da sprazzi di autentica, sorprendente, debordante vitalita' e ‘joie de vivre’. Questo dualismo emotivo veniva idillicamente trasposto in forma musicale, attraverso composizioni che tradivano, senza pudore alcuno, la trasparenza e ricchezza dei suoi sentimenti. Dove vi sara' gente distratta ad ascoltare le hits del momento scorte distrattamente lungo le frequenze di una radio commerciale, da tutt'altra parte, 'sepolto' nelle nebbie di raccapriccianti crisi di ego, si nascondera', distante anni-luce da clacson e clamori di una metropoli impazzita, qualche schizophrenico accovacciato a ridosso di un angolo sporco di stanza buia mentre appoggia i propri corrotti sensi sui continui cambi di tempo inferti dai terremotanti umori psico-musicali della Nyro. 'ELI'S COMING' e' emblematica, in tal senso: Nyro introduce, con voce distante ed evocativa, un'atmosfera glaciale che, secondo dopo secondo, crea un incalzante clima di attesa, il quale successivamente sfocia in un turbinio mozzafiato di tempi e contro-tempi: la sezione centrale e' irresistibile, un serratissimo, travolgente 'soul' di rabbiosa frenesia, per poi venire ricondotti all'intro iniziale, al quale succede, genialmente, lo stesso tema, ma rallentato (!) e trasformato, ‘rivisitato’ in una sensuale, oscura 'ballata', in graduale dissolvenza finale: e' come godersi una corsa sulle montagne russe: inizio lento e catartico, parte centrale esplosiva e frizzante, ritorno alla fase iniziale, ma con umore del tutto dissimile, in ideale antitesi con quanto vissuto solamente pochi secondi prima. ...o come assistere al calare della sera da una finestra di grattacielo newyorkese, mentre scende, inesorabile, una nebbia sempre piu' fitta, impietosa metamorfosi di un ‘ordinario giorno’ di autunno pre-invernale... il mio spirito che si scioglie con morbida rassegnazione alla stessa maniera della voce eterea e sospesa di Laura che svanisce soavemente, quasi sussurrando...

Laura Nyro non sentiva l’irrinunciabile, ‘malata’ tentazione di dover ‘far l’amore’ con il proprio pubblico alla maniera di Janis Joplin, ne’ ha mai goduto, lungo l’arco della sua lunga vicenda artistica, delle gratificazioni, sia personali che commerciali, che altre artiste meno eclettiche ed estrose di lei hanno, al contrario, ottenuto: come spesso accade a chi e’ in anticipo sui tempi, sia per questioni di tematiche sociali ritenute ‘scomode’ se non addirittura ‘pericolose’ che per ostentati atteggiamenti di riluttanza nei confronti del cinico ‘music-business’, l’artista in oggetto di disputa e’ fatalmente destinato ad ‘abitare’ in contesti di cosiddetto ‘raffinato culto’: Laura Nyro e’ una superba cantrice dell’animo umano, maniacalmente scrupolosa nel cogliere le sfumature piu’ nascoste e meno prevedibili, in drastica contrapposizione alle sognanti ballate d’amore di Carole King (si, sempre lei!…) o a figure dallo straordinario carisma scenico quali Grace Slick dei Jefferson Airplane, the ‘Queen Of Soul’ Aretha Franklin, Diana Ross (con e senza Supremes), Tina Turner e, last but not the least, la gia’ citata, indimenticabile Janis Joplin. Miss Nigro (questo, il suo reale cognome) non puo’ che occupare, idealmente, un ristretto ‘fortino’ all’interno del quale si avvicendano solari figure inneggianti alla gioia piu’ estrema ed abbagliante, contrastate, osteggiate da minacciose ombre pronte a prender il loro posto… in attesa che il Sole si riaffacci di nuovo per scaldare anime dissipate, ‘stuprate’, bisognose piu’ che mai di impulsi e vibrazioni emotive… si arranca, si sgomita tra nevrosi e paranoie…fino al momento in cui avviene l’ ennesima rinascita spirituale…

 

‘"one child born in this world to carry on"…

 

Nessuna cantautrice al pari della Nyro ha saputo affiancare, con simile disinvoltura, la propria forza emotiva e struggente umanita’ ai contrasti sociali/urbani di New York (citta’-natale dell’artista e sua indiscussa musa creativa), metropoli per eccellenza, di giorno solare e piena di vita, di notte scabrosa e ‘vomitante’ delinquenza in ogni angolo: questi due aspetti antitetici si complementano meravigliosamente nelle sue composizioni: viene a formarsi un ‘calvario sonoro’ spesso trascinante, nondimeno ‘contrappuntato’ da spunti di altissimo lirismo melodico, lunghe, affannose corse e poi stop improvvisi, onde soffermarsi e ripartire di nuovo, ma su tracciati diversi e raramente prevedibili: non si tratta di emozioni in nero e bianco, bensi’ continui incroci di chiaroscuri dalle enigmatiche sfumature, non necessariamente comprensibili e forse mai rivelati/svelati fino in fondo dalla stessa autrice. Un ‘obliquo giocare con i propri sensi’, astratti passaggi da una psiche troppo complessa anche per un’Arte infinitamente espressiva come la Musica. Laura Nyro e New York sembrano costituire un naturale parallelo emotivo: entrambe estremamente umorali ed imprevedibili: la gioia di vivere cosi’ palpabile e terribilmente contagiosa della Grande Mela in versione diurna si ‘spezza’ e scende a compromessi, con drammatica, tetra irruenza, con l’inquietitudine e la solitudine che regnano nella notte: allo stesso modo, sono gli irrefrenabili ‘cambi di tempo’ indotti dalla propria lunatica indole a ‘dipingere’ il contrasto ‘giorno/notte’, ‘amore/decadenza’ perpetuamente dimoranti nel suo ‘coloratissimo’, cangiante e ribelle spirito.

Laura Nyro fu donna orgogliosa, testarda e fragilissima allo stesso tempo, straordinariamente creativa ma in egual modo auto-indulgente: attraverso i suoi oltraggiosamente non convenzionali testi, Laura Nyro-racconta-Laura-Nyro, senza la benche’ minima concessione al gratuito e/o commerciale, con uno stile e perseveranza cosi’ spudoratamente personali da influenzare alcune tra le cantautrici piu’ ‘progressiste’ dei decenni a venire: Joni Mitchell, Carly Simon, Ricki Lee Jones, Patti LaBelle e, piu’ recentemente, Tori Amos e Suzanne Vega le sono innegabilmente debitrici.

E, statene certi, il sottoscritto ha trovato forse la sua icona definitiva sulla quale stendere le proprie malinconie e depressioni tardo-autunnali, che da sempre fungono da ‘metronomo emotivo’ all’interno del mio pericolosamente auto-indulgente ‘ecosistema-cerebral-pindarico’…

 

‘Eli’s coming you’d better hide your heart, Alan…’

‘Eli’s coming you’d better hide your heart, Alan…’

‘Eli’s coming you’d better hide your heart, Alan…’

 

(in catartica dissolvenza................................................................ …. … . . . . . )

 

 

 

ALAN J-K-68 TASSELLI (LUCA COMANDUCCI)

 

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