18-09-2004
'FRAGOLE
E SANGUE'... beh... io vi aggiungerei un sotto-titolo inequivocabilmente
sardonico: '...piu' sangue
che fragole'...
Per quanto il sottoscritto ne sia stato attratto, in termini di pura curiosita',
altrettanto ne e' uscito nauseato: 'FRAGOLE E SANGUE' (The Strawberry Statement,
1970), a oltre 30 anni di distanza dai movimenti studenteschi sessantottini che
scossero il mondo almeno per un buon quinquennio, appare niente piu' di un
(fiacco, talvolta imbarazzantemente datato e ruffiano) 'slogan' post-'68,
costruito, oserei dire, sul 'nulla', ovvero su di una trama pressoche'
inesistente: gia' concepire un prodotto cinematografico che 'esigeva' come
epicentro narrativo la trasformazione di uno studente di San Francisco da
qualunquista, superficiale 'consumatore del popolo-tutto-Universita'-e-Canottaggio'
a nuova 'icona' della trasgressione studentesca anti-Vietnam' non deve nemmeno
aver convinto i pacifisti piu' idealizzati in voga in quel tumultuoso,
febbricitante periodo. Era il 1970, e sull'onda della contestazione giovanile
piu' ‘iconografica’ e controversa del Ventesimo Secolo, a Stuart Hagman, il
regista di 'FRAGOLE E SANGUE' non venne in
mente niente di meglio che celebrarne, in maniera spregevolmente
opportunistica e rozza, rabbia
sociale e sferzanti contenuti politici: cio' che ne scaturira’ non si
trattera’ altro che di una fiacca 'cartolina epocale' da tramandare ai
posteri o, piu' semplicemente, da 'spedire' a qualche sprovveduto pseudo-anarchico
odierno che di quel 1968 non ha saputo (e mai presumibilmente sapra') nulla.
Tra split-screens, vorticose virate registiche, zummate nevrotiche inutili
quanto pateticamente d'accatto, uniti ad un plot spudoratamente semplicistico,
'FRAGOLE E SANGUE' altro non e' che un'indigeribile accozzaglia di luoghi comuni
sottratti al panorama anti-militarista avente sede nelle Universita’
americane, molto piu' simile ad un documentario sfilacciato e 'atonale'
piuttosto che ad uno spaccato cinematografico dell'epoca. Alcune scene sono
rivoltanti nella loro tronfia retorica, cosi' banali e fini a se stesse che allo
spettatore di turno parrebbe sin troppo lecito chiedersi il perche' di tutto
'quel marasma social-schizophrenico': laconicamente ci si potrebbe domandare il
reale motivo di cosi' tanto, apparentemente infruttuoso accanimento verso un
Sistema che mai sembro' prendere sul serio o con grave preoccupazione le
rumorose provocazioni di giovani troppo ingenui, che di li' a pochi anni
sarebbero stati inesorabilmente schiacciati dal cinismo ed ipocrisia di quella
stessa Societa' alla quale avevano tentato (in alcuni frangenti con arduo
coraggio e sincero spirito di cambiamento) di opporsi.
L'unico
piacevole aspetto a credito di 'FRAGOLE E SANGUE' e' la colonna sonora, la quale
sembra non avere niente a che vedere con gli scialbi propositi di 'propaganda
politica giovanile' espressi dal film: sarebbe schifosamente indecoroso negare
la bellezza ed il calore suggestivo di perle quali 'SUITE: JUDY BLUE EYES' e 'OUR
HOUSE' di Crosby Stills Nash & Young, 'CIRCLE GAME' (scritta da Joni
Mitchell ma superbamente interpretata da Buffy Saint-Marie), 'SOMETHING IN THE
AIR' (Thunderclap Newman), THE LONER (Neil Young) ed altre ancora.
Ma
tappezzare ruffianamente qua e la' di sontuose melodie un contesto
cinematografico pasticciato e privo di una convincente continuita' narrativa non
basta a sollevare la media di un film che sembra nato senza un ben
preciso scopo ed altrettanto si spegne senza essere stato in grado di dire nulla
di particolarmente significativo allo spettatore. E se proprio voi cinefiliaci
avvertiste una maniacale (seppur momentanea) predilezione verso pellicole
ferventi testimoni di quelle storiche insurrezioni, ‘L’IMPOSSIBILITA’ DI
ESSERE NORMALE’ (‘Getting Straight’, di Richard Rush, 1970) costituirebbe
il migliore approccio onde poter ricavare un efficace ‘dipinto’
dell’epoca: e, per certo, il personaggio interpretato da uno smagliante,
ficcante e deliziosamente provocatorio Elliott Gould mostra, in questo piccolo
gioiello sulle ‘trasvolanze cerebrali’ ed ardente desiderio di un radicale,
perentorio cambio di rotta, uno spessore psicologico ed un’analisi lucidamente
critica nei confronti dell’establishment americano: ‘L’IMPOSSIBILITA’ DI
ESSERE NORMALE’ costituira’ una
articolata panoramica politico-sociale lontana anni-luce dalle
‘pretenziosita’ accattone’ di ‘The Strawberry Statement’. … e non
ultimo, quel finale spiazzante e liberatorio in cui Gould/Harry, durante
l’espletamento di un esame, si mette in piedi sul tavolo presieduto dai membri
della Commissione, avventurandosi, con gradevole strafottenza ed impudica
audacia, in un memorabile soliloquio alla conclusione del quale manda tutti i
professori fragorosamente a quel paese!!… Ovvero: il trionfo dell’anarchia
rivoluzionaria, ambasciatrice del concetto sulla ’libera ed incondizionata
autonomia di pensiero’. Irrinunciabile!
Se
Stuart Hagman avesse assai meno banalmente optato per una accattivante,
non-convenzionale storia d’amore, idealmente sospesa tra commedia e melo’,
oggi forse ricorderemmo ‘FRAGOLE E SANGUE’ come uno spiazzante
spaccato di non comune romanticismo tra due giovani in costante ascesa emotiva e
spirituale, perfettamente in linea con i drammatici scontri e tumulti
studenteschi dispersi lungo l’arco di quell’infinito, nevrotico, incessante,
debordante ’68.
E, ditemi voi, se una forma d'Arte come il Cinema nascesse senza un preciso filo conduttore od un sentimento che ne giustifichi coinvolgimento emotivo e passione che senso avrebbe andare a vedere un film?...
In
sintesi: che senso potra' mai avere assistere alla visione di una pellicola come
'FRAGOLE E SANGUE'?...
ALAN J-K-68
TASSELLI (LUCA COMANDUCCI)
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