18-03-2004

 

 

...sappiate che questo e' uno dei film piu' belli e sconvolgenti che mi sia mai capitato di vedere... mi rendo conto solo ora di quanto incompleta fosse la mia visione sul Cinema, prima di imbattermi in

‘PICNIC AD HANGING ROCK’

 

... mi tremano ancora le mani... non so spiegare... non so chiedere...... ma posso solo piangere... in silenzio e soffusamente... mentre vengo "ingoiato" da Hanging Rock ed il suo invalicabile Ignoto...

(LUCA COMANDUCCI alias ALAN J-K-68 TASSELLI, 18-03-2004)

 

In memoria di Miranda e di tutti/e coloro che hanno cercato coraggiosamente una risposta oltre la barriera invisibile dell'Ignoto….

Solo ora mi accorgo di quanto infinitamente remoto sia quel 14 Febbraio 1900… quelle immagini di luce specchiante, luce che illumina l'immortale bellezza di Miranda, addobbata, come le altre collegiali, di un bianco accecante, magnetico, candido, sensuale…. Non mi sembra vero un tempo e fanciulle del genere siano potute esistere… non mi sembra vero… no… non mi sembra….

(LUCA COMANDUCCI)

 

 

 

Elegia a PICNIC AT HANGING ROCK
- ---anch'io... subliminalmente ingoiato da quelle rocce... -

 

 

"La vita e' sogno, soltanto sogno, un sogno di un sogno..."

 

"Da qualche parte sono sicura esista un tempo ed un luogo adatto... e sebbene noi non sappiamo il perche' della loro esistenza da qualche parte essi esistono...

 

"La vita non ha finali..."

 

Ho ancora il cuore che mi pesa come un macigno, mi pesa, opprimente, quanto quell'onnipotente ombra di minaccia e soggezione lanciata dalle cime di Hangin' Rock, come se anch'io mi trovassi prigioniero dell'inconvertibile fato, lasciando dietro di me una fotografia sfuocata del gruppo di collegiali immortalate in quel claustrofobico, maledetto 14 Febbraio del 1900, prima dell'imprevedibile accaduto.
Anche il mio orologio pare essersi fermato di fronte all'imponente magnetismo di PICNIC AT HANGING ROCK, mentre il mio senso di smarrimento si acuisce di secondo in secondo, obbligandomi a piangere soffuse lacrime di tragica, inesplicabile, ancestrale malinconia sotto il sublime accompagnamento sonoro del flauto di pan suonato da Gheorghe Zamfir (strumento il cui incantatorio, ipnotico intercedere e' il perfetto, irrinunciabile complemento alle allusioni onirico-esoteriche che si sovrappongono incessantemente lungo tutto l'arco della vicenda).
PICNIC AT HANGING ROCK (Peter Weir, 1975) rappresenta ai miei occhi, cuore e mente l'insuperato, inarrivabile "culto dell'inafferrabile". Mai come in questa pellicola lo spettatore rischia di venire assorbito, assuefatto, distorto da un tale sovraccarico di magnetica sinergia, idilliaco, ancestrale connubio tra ignoto ed irrazionale. Peter Weir, attraverso il visualmente destabilizzante paesaggio dominato da rocce antropomorfiche ed una Natura assoluta padrona della scena, compie un piccolo miracolo di estetica esoterica: un film ricco di simbologie in bilico tra l'occulto ed il senso divino, immutabile di Madre Natura, mai, Ella, cosi' "a suo agio" davanti ad una macchina da presa. E' LEI l'attrice assoluta protagonista che domina dall'alto della sua inconvertibile onnipotenza tutti i personaggi coinvolti (sia direttamente che indirettamente) nella tragica, inesplicabile sparizione. Weir si dimostra abilissimo nel mantenere intatto il senso (sempre piu' fagocitante) di "sospensione nel vuoto" che si avverte dal primo all'ultimo secondo della pellicola: il regista australiano mostra un ammirevole equilibrio nel tenere costante il sentimento di agonia, ansia e, al contempo, sopraffazione che dilaga imperterrito circondandosi di raccappriccianti quesiti, quesiti, illazioni, sospetti concernenti un caso che non trovera' mai soluzione. La mera, fin troppo prevedibile (ma mai banale) inesplicabilita', o, meglio "l'impossibilita' di raggiungere l'esplicabile", il RAZIONALE, e' l'unico accertato comune denominatore, o, se vogliamo, l'UNICA CERTEZZA di cui il film si fa carico: sin dal primo minuto di visione sapremo di aver intrapreso, di pari passo con le vittime della roccia destinate ad una ingiustificabile quanto assurda scomparsa, un cammino senza ritorno. Ed il sottoscritto non ha potuto fare a meno di sentirsi "ingoiato" (cosi' come vengono progressivamente ingoiate le 4 ragazze che si avventurano verso la cima) dall'onnipresenza e possenza di Hanging Rock. Il dosaggio da parte di Weir degli ingredienti e' sinonimo di perfezione assoluta: il grande regista non eccede mai (intelligentemente e con intatta sensibilita') in eccessive simbologie dalla indigesta astrattezza, ne' intende approfittarsi di una "preda facile ed appetitosa" quale l'occulto: sorta, percio', di alchimia egregiamente rappresentata da esoterismo, estremo concetto del naturalistico, tragedia, morte, sparizione e susseguenti indagini, indagini che intraprenderanno, sin dai primi istanti, una direzione a senso unico, senza alcuno sbocco di uscita. Un buco nero immerso in altre miriadi di buchi neri. Ed e' fin troppo chiaro che la bellezza di PICNIC AT HANGING ROCK non si basa certo sulle accanite domande che si pongono gli inquirenti ed ispettori del caso: la colonna portante, nonche' sigillo della propria ineguagliata unicita', risiede nell'atmosfera di "cupa astrattezza" e subliminale, meravigliosamente incerto esoterismo che vengono emanati con una forza gravitazionale inimmaginabile da quelle rocce imperiose ed inattaccabili - e quelle rocce lassu' a flirtare e sfidare il cielo, non potrebbero essere la metafora di un mondo a cui l'uomo ha sempre tentato di avvicinarsi?... - oppure... non potrebbe essere tutto cio' che vive oltre le nostre piu' sperticate, inconcebili fantasie?... quell'EDEN da noi assiduamente, pervicacemente cercato... ma mai trovato... oppure, ancora...: quelle stesse rocce, sinonimo di ASSOLUTO PROIBITO, metafora dell'Infinito, del Vuoto dal quale essere risucchiati... risucchiati da un Incantesismo spezzato.... spezzato da quelle coraggiosissime, selvaggiamente impudenti collegiali, le quali probabilmente avevano gia' da tempo avvertito segnali di inedito pericolo, voci distorte... quelle rocce, che assumevano sempre piu' nella mia immaginazione sembianze umane, arti, volti, sussurra, impliciti stupri..... Un segnale divino, direttamente proveniente da Madre Natura, forse mai cosi' oltraggiata e per questo Ella costretta ad una suprema punizione... Mille perche'... ed altrettanti mille, milioni di "come", "se".... sono sgomento... il mio cuore ancora non risponde ed io sto morendo nel tentativo supremo di avvicinamento a quelle rocce "sacre"........ Avverto lo stesso stato di "trance" ed anch'io mi lascio vincere dalla soggezione.... e dallo sconfinato magnetismo di Hanging Rock....

"La vita e' sogno, soltanto sogno, un sogno di un sogno..."

"Da qualche parte sono sicura esista un tempo ed un luogo adatto... e sebbene noi non sappiamo il perche' della loro esistenza da qualche parte essi esistono...

"La vita non ha finali..."

Gocce di lacrima sul pendio dei miei occhi.... Miranda ancora nel mio cuore, e Sara giace, defunta, con ancora il sapore del veleno sulle labbra, sulle mie flebili ginocchia....

Il "magico" ed il "soprannaturale" viaggiano lungo sottilissime (ma impercettibili) linee parallele alle nostre esistenze - noi ci compiaciamo di esaltarne l'inconsistenza, e ci culliamo su ingegnosi parabole dell'astratto.... ma NULLA di quell'OLTRE ci e' dato sapere........ e se volessimo sapere.........
Una morbida "sessualita' rovesciata" (l'irresistibile attrazione fisica e sentimentale che Sara prova nei confronti di Miranda, le sottintese avances sessuali della direttrice verso Mlle. de Portiers, nonche' i ricordi che la direttrice stessa svela, con enfasi ed estaticita', sulla "masculinamente intelletta" Miss McCraw), infine, rende l'immaginario di Hanging Rock ancor piu' subliminalmente obliquo, sinomimo di indiscussa, debordante trasgressione in una Societa' che non permette ne' tollera alcun genere di diversita'.
E PICNIC AT HANGING ROCK non poteva che concludersi con gli strazianti, decadenti flashbacks raffiguranti le giovani collegiali riprese ad inizio film, distese in armonia sui verdi prati della roccia: la camera si muove con una raccappricciante, sofferta lentezza, e "muore" una volta inquadrata l'eterea Miranda, la quale sorride, per poi voltarsi... le immagini si fermano, consegnando al Tempo ed all'Ignoto quel volto di incantata, sublime bellezza....
.... quel volto.... ora immacolato, immortalato per l'eternita' in un quadro di Botticelli...

ALAN J-K-68 TASSELLI (LUCA COMANDUCCI)

 

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