E'
il 1966 e la musica Pop assiste ad una esplosione artistica senza precedenti,
ovvero l'uscita di due album che costituiranno il primo accertato passo verso l'eta'
adulta della musica giovanile per eccellenza: REVOLVER dei Beatles e PET SOUNDS
dei Beach Boys. Ma PET SOUNDS, ancora piu' dell'opera beatlesiana pre-SGT PEPPER,
anticipa quel "grande periodo di decadenza giovanile" che diverra' un
marchio di fabbrica dei tardi anni '60. Oltre, naturalmente, ad imporsi in
qualita' di divina ispirazione per futuri musicisti desiderosi di staccarsi dal
cliche' giovanile tanto in voga nella prima meta' del "favoloso
decennio". "Sua Eminenza Sir" Paul McCartney non esito' a
definire la "magnum opus" dei Beach Boys sua principale, innegabile
fonte d'ispirazione per SGT. PEPPER: da cio' appare ancor piu' comprensibile
l'innovativa portata rivoluzionaria di PET SOUNDS nell'ambito di una musica Pop
che gradualmente avvertiva il bisogno di evolversi verso direzioni mai esplorate
prima di allora, conglobando aspetti legati ad una profondita' interiore e ad un
senso di ricerca ammirevoli, sia per coraggio che per determinazione: attraverso
i solchi di PET SOUNDS l'Estate tanto decantata nei dischi precedenti andava
progressivamente dissolvendosi, quasi scomparendo, onde lasciare spazio ad un
incombente, sebbene dolce, appena appena sfuocato, Autunno. La malinconia prende
il sopravvento, sovrapponendosi all'euforia tipica di quelle indimenticabili,
roventi estati californiane - incombe la Guerra nel Vietnam e, seppure distante
da concetti e proclami anti-militaristi, Brian Wilson fotografa alla perfezione
una generazione costretta a dimenticarsi dell'eta' dell'innocenza, un'eta' che
sembrava immortale e destinata a durare per sempre. PET SOUNDS e' una sublime
sintesi di combattuti sentimenti da parte di un uomo forse alla ricerca di se
stesso e di una stabilita' interiore che fatica, tremendamente, a
manifestarsi....: ha appena avuto inizio l'"era della decadenza
giovanile". Solitudine, illusione, disillusione e poi nuovamente illusione,
il personalissimo tormento di un Wilson che mai si e' riconosciuto con
l'iconografia piu' classicamente californiana: per certi versi, un antesignano
del "pop introspettivo" che
godra' di sempre maggiori consensi nel decennio successivo.
Emblematica
risulta l'opener WOULDN'T IT BE NICE? - perfetta amalgama tra un disincantato
desiderio di felicita' interiore ed un sentimento di imminente dissoluzione
emotiva - tutto il disco d'altronde sapra' egregiamente "disegnare"
questa altalena di stati emozionali contrastanti ed antitetici, incostanti e
contraddistinti, "macchiati" da un indissolubile senso di estrema,
quasi incontrollabile ma in fondo non cosi' imprevedibile malinconia...
GOD
ONLY KNOWS e' uno dei brani-chiave della grande opera wilsoniana, elaborata
composizione che anticipa musicalmente il barocchismo beatlesiano di Sgt. Pepper:
armonie vocali sontuose e curate al millimetro, ed una melodia che da'
l'impressione di stendersi "ariosamente" sulla coscienza di un
ascoltatore sensibile e catturato, "schiavo" delle tessiture armoniche
ideate da Wilson.
Si
tratta di un album molto vicino, per quel che concerne una spiccata, spudorata
attitudine allo sperimentalismo unito alla voluta rottura con gli stili
precedenti, al gia' citato LP beatlesiano pubblicato il 1 Giugno 1967: e' come
se l'uno fosse la logica conseguenza dell'altro: due assoluti capolavori che
hanno avuto l'infinito pregio di rompere ogni schema con il passato onde imporre
concetti e prospettive del tutto ignorate, prima del loro avvento - per la prima
volta l'Estate non e' piu' al centro dell'Universo Giovanile, ma subentrano
altre "stagioni": PET SOUNDS e' un tripudio di effetti speciali mai
fini a se stessi, un concentrato di campanellini, cani che abbaiano, passaggi a
livello con tanto di treno fischiettante e strumenti solitamente estranei alla
musica Pop (fra cui corni francesi, theremin, clavicembali, clarinetti, viola,
violoncelli ed altre stramberie andanti a formare un armamentario di
riuscitissime "diavolerie" dal vago, ingenuo e comunque godibilissimo
sapore psichedelico).
La
conclusione (CAROLINE NO) e' dimessa, lievemente offuscata: un tramonto guastato
ed una malinconia sempre piu' insistente, unita alla sensazione, grave e
solenne, di non poter piu' ritornare indietro, verso quell'Estate che prometteva
molto, moltissimo amore ma che ora sta inesorabilmente "annegando", insieme a tutte le
sciocche speranze di una gioventu' in lento declino, in un inedito, disilluso,
apatico Autunno californiano.
ALAN
J-K-68 TASSELLI (LUCA COMANDUCCI)
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