01-03-2004
THE NINETIES – secondo ALAN J-K-68 TASSELLI: giusto qualche umile considerazione su di un decennio di arte (e musica) fasulla.
Onde chiarirci immediatamente, gli ANNI NOVANTA, ai miei occhi, mente ed orecchie sono... "suonati" come una NON-EPOCA su cui si e' formata una NON-GENERAZIONE, ovvero: qualcosa di indefinibile, indefinibilita' dovuta ad un comune denominatore cronicamente assente - da cio' non poteva che derivarne una gioventu' vuota, senza una meta, piatta e dagli ideali (come sono solito definirli io) "plastificati". Lo stesso puo' dirsi della musica: una musica vuota, incolore, una tremenda, spesso indigeribile accozzaglia di luoghi comuni, miti e stili del passato. Anzi, ad esser ancor piu' caustico ma fottutissimamente sincero, i NINETIES (l'accezione inglese mi ha sempre affascinato, sia per immediatezza che per pragmaticita' e praticita' linguistica - d'altronde sono un assoluto cultore di tal lingua eheheheh....) non sono riusciti mai ad esprimere un mito definitivo, una musica la cui qualita' potesse durare nel tempo ed attraversare le mode future: ho a volte scrutato, tentato di fornire plausibili giustificazioni, ma alla fine giungevo sempre alla solita conclusione: la musica di questo inespressivo decennio e', nella maggior parte dei casi, "merda riciclata dal passato"... solo esposta in maniera esponenziale alle rigide, bieche regole di un mercato sempre piu' asfittico, asfissia che ha reso la musica ed i suoi musicisti sterili e deficitanti di una vera ed autentica vocazione. Ecco: l'autenticita': un vero appassionato di musica che si sia affacciato, con rigore e profondo senso critico, alla realta' degli anni '90 non puo' non aver scorto una cronica mancanza di identita', originalita' ed acume artistico in almeno il 90% dei musicanti sparsi per tutto il globo - ne deriva una ritorsione continua, il passato che continua a rimescolarsi al passato, solo annacquato, volgarmente alterato da orripilanti congetture informatiche in grado di riprodurre qualsiasi effetto sonoro ma uccidendo allo stesso tempo il concetto piu' naturale, poetico e romantico di un'Arte che va sempre piu' impoverendosi e cristallizzandosi. Certo, con 40 anni di Storia del Rock verso cui confrontarsi, sarebbe stato difficile, se non impossibile, escogitare qualcosa di seppur vagamente originale... ma questo non giustifica appieno lo "stillicidio" perpetuato con cinica indifferenza da case discografiche e, conseguentemente, consenzienti musicisti, nel proporre una infinita sequela di cliche's rockistici ed iconografici, generando di volta in volta sempre il pagliaccio di turno pronto a vendersi alla stessa maniera di una puttana qualunque lungo una statale qualunque di un paese (qualunque). E' musica d'immagine, non di sostanza. Con gli anni '90, i video-clips raggiungono lo status piu' alto ed avanguardistico: ma si tratta, in fondo, solo di calcolatissima promozione - spesso l'artista da video-clip altro non e' che un patetico millantatore nemmeno in grado di suonare un accordo su di una scalcinata chitarra, oppure neppure capace di cantare intonato.
Fermatevi un attimo e pensate, razionalmente, ad una marionetta ridicola quale MARYLYN MANSON: scommetto che alcuni di voi (i piu' acuti) giurerebbero si tratti di una volgarissima, ruffiana imitazione delle trasgressioni sceniche e visive imposte da ALICE COOPER e IGGY POP nella prima meta' degli anni '70. Fatta questa considerazione, avrete un quadro piu' completo e smettereste di idolatrare l'ennesimo pagliaccio fagocitato da mass-media sempre piu' voraci ed incuranti del valore musicale di un artista. Si ha quasi sempre l'impressione sia il talento ad essere un optional e non il video promozionale. Una volta era il contrario. Le tecniche di studio da registrazione acquisiscono una sempre maggiore importanza a dispetto delle reali qualita' di un musicista e cio' e' bestiale se si considera che l'Arte (qualsiasi Arte) dovrebbe fungere, prima e sopra ogni altro aspetto, da "specchio dell'anima", "specchio del nostro talento e/o profonda sensibilita' artistica".
Ognuno
di noi ha i propri miti e leggende da venerare. Ognuno di noi puo' riconoscersi
nelle canzoni dei BEATLES, nella trasgressione dei ROLLING STONES prima-maniera,
nell'aggressivita' e pirotecnicita' degli WHO, in alcune leggende del ROCK
PROGRESSIVO inglese dei primi anni '70, nella poesia rivoluzionaria e
contestatrice di BOB DYLAN, nelle epopee dei "free festivals" di oltre
30 anni fa.... ma noi, noi quindicenni degli anni '90... CHE CAZZO ci
ricorderemo.... DI CHI ci ricorderemo, fra 10, 20 anni?.... No, non mi interessa
KURT COBAIN, in fin dei conti, l'ennesimo martire voluto e preteso da una
societa' consumistica in perenne caccia del mito da venerare (o dissacrare e far
rivoltare nella tomba, a seconda delle mode e del cinismo di certi managers
discografici....), elevato alle alte sommita' del cielo quale "JIM MORRISON
DEGLI ANNI '90"...... E non rammentatemi gli OASIS.... un complesso in
grado di sfornare una manciata di eccellenti singoli.... vissuto perennemente
nel culto dei Beatles, ma dei quali posseggono nemmeno 1/10 del loro immenso
talento.... il resto e' sola arroganza sciatta, volgare e pretestuosamente
scenica..... a mio modesto modo di vedere, proprio gli OASIS sono una perfetta
sintesi della non-originalita' dei NINETIES: molto, troppo hype, eccessi a
go-go, finti litigi, riconciliazioni e storie d'amore piu' o meno
legittime....... che tradotto avrebbe il significato di: "TANTO, TANTISSIMO
FUMO....... ma di arrosto nemmeno un briciolo......"......
Inutile
concludere dicendo che andro’ ad ascoltarmi (alla faccia di chi sta celebrando
gli anni ’90 musicali…) DEJA VU di CROSBY STILLS NASH AND YOUNG… un vinile
che ha un pochino di anni sulla groppa… (credo… forse… sui 34… quasi
quanto la mia eta’…eheheheh…)…sebbene tutt’ora accattivante e …
“breath-taking” (come direbbero i fottutissimi anglosassoni…)…
Just
carry on… carry on…
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