15-02-2004
In
un’era di estreme sterilizzazioni quanto di scialbe, pericolose
stilizzazioni, la (presunta) autenticita’ di certo Cinema trans-europeo si
e’ tramutata, in buona parte, in una degenerazione/regressione
artistico-qualitativa sempre piu’ acuta ed incontrollabile.
Ne
e’ la prova THE DREAMERS, ultima “fatica” cinematografica di Bernardo
Bertolucci.
Devo
ammettere, post-visione del film, di essere uscito nauseato, innervosito,
sebbene terribilmente conscio delle mie non poi cosi’ scontate previsioni:
THE DREAMERS e’ l’ennesima fiacca, insulsa, sterile provocazione
perpetuata da un cineasta che pare avere smarrito (gravissima accusa, questa,
in special modo se avanzata nei confronti di un comunque mirabile maestro
innovatore della Settima Arte) la propria identita’, in favore (seconda
accusa, persino piu’ grave della precedente) di un “m.o.r. (middle-of-road)-oriented-cinema”.
Che in definitiva e’ la trappola peggiore in cui possa cadere un grande
regista, in particolar modo durante una fase della propria carriera non
particolarmente ispirata (in libera, netta caduta stilistica). E Bertolucci ha
dato ampia prova, in questi ultimi 10-12 anni, di essere un artista (del
tutto?…) privo di ispirazione, senza mordente e iniziativa, incapace di
infondere ai propri films quel pathos cosi’ caratteristico insito in alcuni
tra i suoi principali capolavori del passato. THE DREAMERS non puo’ che
essere definito come “l’ennesimo, stanco atto di morbosa-sensuale
provocazione in stile-JULES-ET-JIM”, con l’unica (assai probabile)
differenza che un Truffaut (l’autore di quest’ultimo, magistrale esempio
del “ménage a trois” trasposto cinematograficamente), oggi, non avrebbe
minimamente azzardato a riprodurre, all’infinito, uno stereotipo che in
un’epoca spersonalizzata e vuoti di contenuti quanto quella attuale
risulterebbe malauguratamente posticcia e totalmente fuori-tempo, un’opera
fasulla dispersa in una miriade di buchi neri artistici. In un
2003, appare assurdo ed inconcepibile che un regista del calibro di Bertolucci
possa perdersi nei (finti, forzati, talvolta irritanti) meandri di una morbosa
quanto inutile e pretenziosa sessualita’. Una sessualita’ senza alcuna
logica (tagliata, seviziata in piu’ frammenti e poi esplosa in aria e
ricaduta per terra, disordinatamente ricomposta), senza che si intenda
ricercare un comune denominatore, un epicentro narrativo sul quale dosare e
distribuire gli eventi di cui la pellicola si fa carico. Bertolucci era gia’,
in passato, caduto in questa (fatale) tentazione, ed il risultato fu
l’altrettanto discusso IO BALLO DA SOLA: la divergenza tra la pellicola
diretta da Bertolucci nel 1996 e THE DREAMERS sta nella moltiplicazione
dei corpi aggiunti: tre al posto di uno (mi
riferisco, of course, alla pur splendida e spregiudicata LIV TYLER). Ma il
risultato, da un punto di vista strettamente qualitativo, non muta: mediocre
pretese, scene delittuosamente pompate, sparse qua e la’ di musica d’altri
tempi all’occorrenza solo ruffiana ed ingiustificata. Se Bertolucci crede
che proporre un (lucido?…eheheh…..) spaccato del ’68 parigino significhi
prendere tre imberbi ragazzini, farli scopare dall’inizio alla fine del
film, magari sotto l’influsso “en-trance-musical-erotico” di spezzoni
hendrixiani e/o pink-floydiani (alla maniera di Zabriskie Point, firmato M.
Antonioni) allora non posso che consigliargli vivacemente di noleggiare un
aereo privato, andare in Africa Centrale, farsi una bella vacanza, traendo
allo stesso tempo ispirazione per un documentario interamente incentrato sul
Rhuanda e/o regioni affini…….. Si dimentichi, please, delle melmose,
morbidose, gommose tettone di Eva Green e dei mille altri amplessi (mentali
oltreche’ fisici) che il grande regista italiano avra’ in mente per i suoi
(ipotetici) prossimi lavori. THE DREAMERS, al contrario del titolo, non fa
affatto sognare e nemmeno i protagonisti stessi sono dei sognatori, bensi’
borghesucci nel pieno delle proprie virilita’ sessuali, pronti a dare sfondo
(NO! – mica agli scontri parigini citati nel film…!!…) alle capacita’
di “quiz-solving” (sic…k…), e niente piu’.
Una
simile pellicola avrebbe assunto connotati largamente differenti nel caso essa
fosse stata prodotta sul finire degli anni 60 – inizio ’70, quando cioe’
i giovani erano ancora “schiavi” (sarebbe piu’ corretto scrivere
“drogati”) di idealismi ed utopie figlie dirette e legittime delle
contestazioni studentesche cosi’ tanto in voga (e di moda) in quel convulso,
frenetico, nevrotico, pulsante periodo. Ma 35 anni non sono giustificabili, si
tratta di un lasso temporale spessissimo, ingombrante da ricoprire,
impossibile da percorrere in un sol fiato.
Dunque,
THE DREAMERS e’ una pellicola adatta a quei giovani che del ’68 (al
contrario dei supposti scopi che Bertolucci, con ogni probabilita’, era
intenzionato, seppur in forma sottilmente implicita, a divulgare tramite
codesto sforzo cinematografico) non sanno (e forse mai sapranno) un benemerito
accidente. E non solo: THE DREAMERS e’ un film (forse … ma si… FORSE
involontariamente) concepito per “sognatori di latta”, per “giovani
dagli ideali di plastica”, i quali non possono che pretendere di masturbarsi
(loro massimo consentito) davanti al teleschermo (alla visione, of course,
delle prorompenti nudita’ di Miss. Greene) durante la …classica
“pausa” imposta al videoregistratore… (che magari ripartira’ proprio
quando si e’ sul punto di ……”venire”…..).
Il
resto… e’ tutto lasciato ai vostri gusti in fatto di … seni… (o tette,
se preferite…)…
ALAN
J-K-68 TASSELLI
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