01-10-2002

 

 

TASSELLI ON "THE DARK SIDE OF THE MOON"

 

Considerazioni dal Lato Oscuro della Luna

 

Certo, aggiungere qualcosa di nuovo ed inedito su di un complesso fin troppo celebrato e osannato, nonche' divenuto una ferma icona del nostro tempo non deve risultare al sottoscritto assai facile.
Il qui presente (e mai assente) Alan "J-K-68" Tasselli non puo' definirsi certamente il piu' autorevole critico quando come oggetto vi e' il leggendario gruppo fondato quasi quaranta anni fa dal mai dimenticato Roger "SYD" Barrett; nondimeno non posso considerarmi come uno dei piu' acerrimi sostenitori o "celebranti" dei Floyd. Le mie saranno solo contenute, salde e obiettive considerazioni su di un fenomeno musicale che ancora oggi fa discutere, sebbene, odiernamente parlando, solo per colossali vendite commerciali, e non per meriti puramente artistici.
Fatta questa premessa, direi che sarebbe venuta l'ora di imbattersi nel loro capolavoro piu' criticato, celebrato e mitizzato del complesso londinese: ‘THE DARK SIDE OF THE MOON’.
E' assai ben risaputo che i Pink Floyd hanno prodotto albums persino migliori di DARK SIDE, almeno per cio' che concerne la musica da un lato strettamente compositivo e melodico. L'argomento-principe su cui ogni critica-rock, quando si ha come "vittima" il combo "diretto" da Roger Waters, dovrebbe "erigere" il suo "epicentro" è la disputa su quale sia stata in realta' la missione musicale intrapresa (e poi egregiamente portata a termine) dai PINK FLOYD: verranno ricordati ed apprezzati piu' per le straordinarie innovazioni ed evoluzioni apportate al suono, tanto da meritarsi il titolo di "produttori di cibo per le menti", o più per aver saputo coniugare suono, hype, possenti walls-of-sound saturi di colori e distorsioni neo-psichedeliche con superbe melodie, oggi considerate archetipi-rock a cui moltissimi artisti moderni possano fare continuo ed infinito riferimento?...
Il tono di questo imbarazzante quesito e' volutamente provocatorio (si badi bene: non ha valenza o alcuna intenzione gratuita!...) e non andrò eccessivamente a ritroso onde dover giustificare i miei dubbi e le mie incertezze sulla validita' o meno di un contesto musicale fin troppo studiato ed analizzato. E ‘THE DARK SIDE OF THE MOON’, insuperato marchio sonico-musicale dei Floyd, costituira' il valido pretesto per una compiuta (si spera) analisi.
DARK SIDE si pone, nel contesto della musica popolare del XX° Secolo, come un ricco laboratorio madre di esperimenti post-lisergici ed abbraccianti il piu' ardito e spregiudicato art-rock della prima meta' degli anni '70. Padrone incontrastato di questa "rivoluzione del suono" è Roger Waters, che, in qualita' di alchimista floydiano, rileva gia' dal 1968 i Pink Floyd (appena liberatisi dal peso ingombrante, eccessivo, deleteriamente anarco-schizzoide di Barrett), auto-erigendosi a folle, incontrollabile setacciatore di nuove sonorita' che renderanno il "floyd-sound" universale e istantaneamente riconoscibile in ogni parte del globo.
Waters, Gilmour, Mason e Wright, orfani del genio anarchico e stralunatissimo di Syd Barrett, proseguono il cammino, dando avvio ad un percorso (a partire dal celebre doppio (meta' live meta' in studio) UMMAGUMMA) capace di toccare vette di sublime, spesso piacevolmente criptata cerebralita', dando in pasto ad un ancora acerbo pubblico le loro ricerche e inusuali connubi di rumori vivisezionati dall'"ingordo" Waters e sapientemente tradotti in "intelligenti", accattivanti squarci di quotidianita', una quotidianita' in apparente quanto bizzarro contrasto/complemento con la complessita', spesso ingovernabile e astrusa, di una mente come quella di Waters, devastata da paranoie e macabre visioni, in eterno oscillazione tra sogno e realta', schizophrenia e solenni momenti di lucidita'.
THE DARK SIDE OF THE MOON viene edito il 24 Marzo 1973 e verra' considerato dalla critica come l'insuperato capolavoro musicale dei Pink Floyd. Volendo staccare i piedi dalla Luna e riposandoli sulla Terra, ‘THE DARK SIDE OF THE MOON’ è e sempre verrà considerato un superbo, inarrivabile rivoluzionario prodotto (nel caso lo intendessimo da un punto di vista strettamente cerebral-onirico, sonico/concettuale), al contempo appena discreto (nel caso lo riducessimo allo "scheletro", annientando, cioe', il corpo sonoro dell'intero LP), portando alla ribalta le non del tutto ispirate tracce, a cominciare dall'insipida MONEY, per poi passare attraverso i trucchi (talvolta ruffiani, talvolta "streganti’ le nostre menti, in perenne cerca di .... "cibo lisergico"...) di SPEAK TO ME e ON THE RUN, perfette comunque nel rendere lo stato di ansia del nostro protagonista, riuscendo a fondere, tra rumori e soluzioni sonore d'avanguardia, momenti di alto contenuto sonico-spaziale, ponendo le coordinate su cui si poggia il pensiero pessimista da parte di un Waters alquanto disorientato, autentico ambasciatore del tema dell'incomunicabilita', di cui THE DARK SIDE risulta un compiuto, drammatico spaccato. Non mancano per la verita' momenti di intenso, assoluto lirismo, come dimostrano TIME, trascinante nella sua felicissima fusione tra testo e musica, un passo in avanti per un non ancora del tutto sviluppato concetto filosofico all'interno dei parametri-rock, superba prova di lucidita' mentale ed intellettiva da parte dei quattro componenti; il brano si avvale anche di un debordante (inteso in senso strettamente lirico/evocativo), spiazzante assolo di Gilmour alla chitarra: si ha la sensazione esso voglia accompagnare il viaggio attraverso il tempo di un coraggioso, anarchico esploratore, in continuo stato di ansiosa curiosita' ed inavvertibile senso spazial-onirico. In definitiva: il trionfo della suggestione ed uno degli squarci piu' intensi di tutta la discografia floydiana.
La prima parte del disco si completa con una elegia, presumo io, alla pazzia, ma anche, allo stesso tempo, alla liberta' dell'uomo, spesso egli schiavo di preconcetti e insubordinazioni da parte di una Societa' che tende a renderlo sempre piu' schiavo di essa: THE GREAT GIG IN THE SKY, dominata da vocalizzi femminili di derivazione soul-gospel, in grado di fondere fiammante liricita' e drammaturgia quasi cinematografica. In questo coinvolgente, straziante frammento della sua vita l'uomo sembra librarsi verso il cielo, il "suo" cielo, onde aprirsi un varco, grazie al quale potra' regnare indisturbato e solenne, lontano dai rumori e ingiustizie della realta' terrena.
US AND THEM vorrebbe rievocare BREATHE IN THE AIR ma la melodia, sebbene pink-floydiana al 100%, risulterebbe convincente solo all’interno del contesto dell’album. Ma questo discorso vale un po' per tutto THE DARK SIDE OF THE MOON: cio' che rende immortale quest'opera è il suo inconsueto approccio con l'art-system dell'epoca, qui fotografata in tutte le sue direzioni possibili; per il Rock si tratto' di un prodigioso balzo verso un'era futuristica prossima a venire, mentre per quel che concerneva il song-writing i Pink Floyd avrebbero certamente (indubbiamente) scritto pagine di ben piu' elevata caratura artistica. Per THE DARK SIDE vale lo stesso parametro
adottato per SGT. PEPPER dei Beatles: SGT. PEPPER non si potra' mai considerare come il capitolo piu' felice, musicalmente parlando, dei Beatles (sebbene uno dei piu' riusciti): esso comporto' una rivoluzione, la piu' significativa e rilevante della storia della musica pop, sebbene ciò non puo' giustificare appieno alcune "debolezze" compositive insite nel capolavoro di Lennon e Soci. Ebbene, lo stesso dicasi per THE DARK SIDE OF THE MOON: come per SGT. PEPPER, esso costitui', per i PINK FLOYD, la definitiva acquisizione di status di "semidei del Rock", ma questo grazie, come gia' ripetuto in piu' di una circostanza, piu' al magniloquente manto sonoro e policromatico, piuttosto che al fattore qualitativo delle loro canzoni presenti nell'album. E nessuno potra' negare l'importanza avuta nel contesto storico degli anni '70 (un periodo fortemente contraddistinto dalle incessanti, maniacali ricerche di nuove avanguardistiche tecniche all'interno degli studi di registrazione) del LATO OSCURO DELLA LUNA, sinonimo ora piu' che mai accertato di "studio-recording" superiore al "song-writing".
In fondo, ROCK = HYPE, non vi pare?.......... (andate a ripassarvi, in proposito, il buon vecchio Sergente Pepe... con tanto di solco concentrico finale......)

Concentricamente vi saluto.

Alla mia prossima...... OSCURA (ma non troppo) PARTE DI LUNA....... 

ALAN J-K-68 TASSELLI (LUCA COMANDUCCI)

 

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