15-08-2002

 

 

 

SLY AND THE FAMILY STONE'S "STAND"

 

Genesi e Nucleo del Nuovo Verbo della Black Music

 

Raramente un disco ed un artista hanno cosi' egregiamente rappresentato un ideale "punto di rottura" nell'ambito di un genere. Ed altrettanto raramente si e' stati travolti da un assai sconvolgente, "tellurico" "groove", capace di "impossessarsi" dell'ascoltatore e lasciarlo piacevolmente stordito, in estasi dopo un coito musicale di oltre 40 minuti. "STAND", terza opera dei SLY AND THE FAMILY STONE, e' il disco innovativo per eccellenza dell'intricato, sempre vivo e pulsante mondo della black music d'oltreoceano. "STAND" ha il preciso, inconfutabile merito di aver saputo  coniugare la precedente tradizione della Soul Music con i lisergici esperimenti della psichedelia dei tardi anni '60, portando a compimento un inedito, sensuale (e non poi cosi' implicito) "erotico appeal", su cui tutte le successive leve della Black Music faranno affidamento. Ancor piu' di James Brown (in quanto esponente di un funky energico ma  in fin dei conti piuttosto monocorde e quintessenziale) e di George Clinton, Sly Stone ha avuto le intuizioni piu' debordanti e geniali, lasciandosi spesso trasportare da un istinto iconoclasta e libertario, donando alla sua musica un fascino ed una intensita' esecutivo-strumentale capaci di varcare con infinita  classe e straripante personalita' i confini di un tempo spesso troppo severo ed  estremo in qualita' di indiscusso giudice del valore di determinate opere  musicali. Per la prima volta nell'ambito dell'articolato panorama della musica di colore, un musicista avrebbe azzardato un principio di alchimia  musicale e strutturale assolutamente inusuali per i tempi. "STAND" rivelera' il vertice creativo-alchemico di SLY STONE e tutt'ora puo' essere considerato come l'"iniziatore" della moderno rhythm'n'blues. Tutte le innovazioni stilisti- che e compositive presenti nella attuale musica nera sono egregiamente, irresistibilmente riassunti in questo LP straordinario. E' il 1969, ed il mondo e' ancora travolto, distorto dalla recente ondata di psichedelia che, avuta origine a meta' degli anni '60 nella West Coast  californiana, e' stata in seguito ripresa e poi adattata da gruppi pionieristici  quali i Pink Floyd di Syd Barrett. Il 1° Giugno esce Sgt. Pepper, e, pur non  considerandosi un disco di psichedelia a tutti gli effetti, sancira' una rivolu- zione concettuale e musicale senza precedenti, dando il via ad una numoro- sissima progenie di esperimenti, la maggior parte dei quali pacchiani e grave- mente irrisolti o, in taluni casi, semplicemente inascoltabili, colossali falli- menti che avrebbero portato nel giro di pochi mesi, ad una comprensibile  saturazione del mercato musicale.  Sly Stone aveva gia' al suo attivo un altro LP di fondamentale importanza per l'evoluzione del Nuovo Soul: DANCE TO THE MUSIC, disco rivelatore ed anticipatore delle innovazioni stilistiche che avrebbero trovato la risonanza piu' assoluta ed inarrestabile in STAND. Il LATO A e' assai dimostrativo di come un geniale musicista riesca a fondere piu' contaminazioni musicali senza apparire eccessivamente pretenzioso o nel proporre un discorso musicale senza una precisa identita'. Ogni ingrediente e' dosato alla perfezione; si avra' come risultato un perfetto cross-over (il primo, in assoluto) in grado di saper coniugare il Soul dei Padri fondatori, strettamente derivante dal rhythm'n'blues, con le complesse, spesso sature strutture di certo rock psichedelico in voga allora. STAND, l'omonimo brano di apertura, introdotto da un singolare quanto indicativo rullo di tamburi, irrompe sull'orecchio dell'ascoltatore con pathos e vigore allo stesso tempo, ideale anticipatrice del "pop-funk-psychedelic" in prossimita' di arrivo. Le "danze" ad uno dei dischi piu' eccitanti di sempre vengono aperte dal primo, estenuante "acid-funk-trip", DON'T CALL ME NIGGER, WHITEY, il cui tono minaccioso quanto simbolico dell'estremo orgoglio del popolo nero, e' costruito attorno ad un monolitico, ipnotico e reiterato riff, un esempio da manuale di lunghe improvvisazioni senza apparente soluzione di continuita' tipiche del pop psichedelico dei tardi '60, accoppiate, in una miscela esplosiva e senza precedenti, ad un "feel" black dalla rara potenza e magnetismo. Il wha-wha ossessivo ed incalzante e' viva, incontestabile testimonianza  dell'incalcolabile influenza che la chitarra di Hendrix ha avuto sul proseguio  e l'evoluzione della musica nera. Si tratta di 10 minuti tra i piu' intensi di tutta la storia della musica afro- americana del Ventesimo Secolo. Un orgasmo di uno sfrenato, violento amore senza inibizioni, all'interno del quale si crea un climax di fervente attesa e di spasmodico, eccitante caos. Caos che viene legittimato da quello che puo' essere considerato il "FULCRO" di STAND, ovvero I WANT TO TAKE  YOU HIGHER, illuminante prototipo di quel funky colorato e piacevolmente  eccessivo negli arrangiamenti che dominera' il mercato musicale dei neri per quasi tutto il decennio successivo. Semplicemente  travolgente, a suo modo erotico, liberatorio nella piu' larga accezione del termine; un'onda di amplessi strumentali, sorretti da un basso  violentatore e da ottoni che appaiono essere la trasfigurazione musicale di ampie frustate ai danni (un piacevole... danno, comunque!...) del nostro orecchio, sempre avido nell'apprendere nuovi tracciati onde sod- disfare un ipotetico, mai del tutto sazio, "palato uditivo". A seguire questo vortice schizophrenico in musica, emerge un soul piu' moderato ma non meno eccitante: SOMEBODY'S WATCHING YOU e' esemplare nel mostrare al pubblico una soluzione musicale ricca di sottintesi sessuali sempre sottolineato da un compiacimento reciproco. In STAND e' anche genuinamente sottintesa la tipica arroganza dei neri (e di Sly in particolare), ma l'achimia composta dall'insieme di musicisti inter-razziali, i melodic hooks ed il vigore delle loro interpre- tazione rendono il disco irresistibilmente appetitoso; ogni nota sembra completare quella successiva, senza alcun accenno di eccesso sonoro o pretenziosita' d'accatto, alla fine anche la piu' lampante esagerazione  viene idealmente compensata, giustificata dal genio creativo e interpretativo di Sly Stone. L'ultimo vero highlight e' composto da un'altra lunga suite, SEX MACHINE (che non ha nulla a che vedere con l'omonimo brano di James Brown), se possibile ancor piu' monolitica ed impregnata di divagazioni psichedeliche, sulla falsa riga della debordante DON'T CALL ME NIGGER, WHITEY.  SEX MACHINE legittima il sound innovativo di SLY AND THE FAMILY STONE, gettando le basi e scrivendo il vocabolario-base di tutta la musica funky a venire. Completano l'opera due autentiche "catchy songs" quali SING A SIMPLE SONG, EVERYDAY PEOPLE e YOU CAN MAKE IT IF YOU TRY, queste ultime due scelte come singolo. Se volessimo, dunque, cercare uno spartiacque che divida, da un punto di vista storico-musicale la vecchia dalla nuova musica Soul, STAND concorrerebbe certamente per il primo posto. Difficilmente un disco ha sancito cosi' idillicamente, cosi' sfacciatamente ed autoritariamente, il passaggio tra il  vecchio ed il nuovo verbo della black music. Qualsiasi argomento o supposizione a voi venga in mente circa l'evoluzione di questo genere, sarete costretti  a compiere un vertiginoso salto indietro nel tempo, onde giungere ad un  freneticissimo 1969, affinche' voi dobbiate fare i conti con  STAND ed i suoi creatori, SLY AND THE FAMILY STONE, I legittimi  Padri della MODERNA MUSICA NERA. ACCEPT NO SUBSTITUTE!!!  A man and his very own funky music!!! 

 

ALAN "J-K-68" TASSELLI  ... e' stato bello danzare con voi sotto le note i I WANT TO TAKE YOU HIGHER....  e' stato bello.... fare l'amore con voi sotto le note di DON'T CALL ME NIGGER.......

 

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