11-08-2002
TEMA:
CHE COS'E' LA "SEXPLOITATION"
Svolgimento
Per
"sexploitation" s'intende un genere estremo di cinema che ebbe origine
(presumibilmente) durante la seconda meta' degli anni '50 per proseguire, poi,
nel corso dei '60, fino al suo (quasi) definitivo tramonto avvenuto grosso modo
entro la fine degli anni '70. Solitamente, per "sexploitation" s'intende una
forma di cinema estremamente votato al trash ed ad un certo, fastidioso
"kitsch", dove a scene di indubbia matrice sado-maso vengono
interposte immagini di chiaro sapore "splatter", o, se vogliamo
perfino "soft-core" (donne dalle prorompenti caratteristiche fisiche
infatti solevano essere il fiore all'occhiello di questi autentici
"film-spazzatura"). In definitiva, si trattava di cattivo gusto nel
cattivo gusto, un sottogenere a sua volta immerso in un altro sottogenere, una
forma, se cosi' si puo' definire, "artistica" (qui le virgolette sona
ultra-d'obbligo!) destinata ad un mercato di appassionati di "estremo-cult",
veri e propri devoti dallo stomaco d'acciaio ed immuni alle piu' efferate
violenze sado-maso-trash che venivano abitualmente inferte ai vari protagonisti
di queste orripilanti, sciagurate pellicole. Riguardo alla qualita' della "sexploitation",
e' facilmente intuibile si trattasse di lungometraggi di scarso valore (se non
scarsissimo, in certi casi), dove la recitazione era (e doveva!) apparire solo
un optional, in quanto semplice complemento di cio' che invece era la vera
attrazione di quei film: ovvero un'infinita sequela di immagini dedite alla
celebrazione piu' pura della violenza, qui estesa fino al limite del parossismo,
dove abitualmente si mescolavano atroci punizioni, violenza gratuita, macchine
da tortura da Medioevo, fruste, anelle, cera bollente strisciata sui corpi dei
prigionieri piu' sesso, sesso, sesso a volonta' (d'altronde da cosa prendera'
mai il nome "sexploitation"'?...)
Per chi sia appassionato di un certo cinema d'autore, e quindi cinefilo
dal palato fino, una volta uscito dalla visione di uno di questi aberranti film,
non potra' credere ai suoi occhi: lo (sciagurato) spettatore di turno non potra'
infatti accettare esista una tale forma di sudicia violenza, quasi un sottobosco
di inarrivabile depravazione condita dalle piu' impensabili orgie, sorta di
anticamera dell'Inferno, nella quale si ha la sensazione, dall'inizio alla fine
della visione, di avere una "forca" puntata alla gola, in grado di
tenere lo spettatore sempre in uno stato di agonia e di angosciante perversione,
una perversione che sembra vomitargli addosso dal grande schermo. Insomma,
suppongo di aver reso reso l'idea. Autentica
regina (ed ideale "ambasciatrice della sex-ploitation) e' Dyanne Thorne,
attrice americana ma di origini svedesi, dalle qualita' fisiche a dir poco
appariscenti (praticamente impossibile rimanere indifferenti al suo
voluminosissimo seno, suo altamente distintivo marchio di fabbrica, a suggello
di un corpo gia' di per se' mozzafiato). Ultra-celeberrima e' la saga di "ILSA",
che, nei primissimi anni '70, le diede molta notorieta' in ambito
"cult-estremo". Si tratta generalmente di un'aguzzina sempre
"addobbata" con divise naziste, che prova gioia estrema nel torturare
nelle piu' disparate maniere donne e uomini, solitamente appartenenti ad harem
presieduti da sceicchi arabi ricconi e devoti alle piu' sconcertanti forme di
lussuria. Per farla breve, "trash" nel "trash", questa
sarebbe l'analisi piu' sintetica possibile da farsi su pellicole di "sexploitation".
Ovviamente, ma questo l'avevo gia' fatto presente, non si trattera' mai di
cinema destinato alle grandi audiences, ma bensi' espressamente diretto ad una
segretissima schiera di fans dediti a questa forma di culto depravato, che ne
rappresenta una solitaria e'lite, nel vastissimo
e multilaterale panorama cinematografico. Oggi non avrebbe piu' alcun senso
produrre film-sexploitation, in quanto, sebbene si sia sempre trattato (e non
poteva certo essere diversamente) di pellicole a basso, bassissimo budget,
nessuno, nemmeno il produttore piu' "malato" o piu' audacemente
schizophrenico e bizzarro avrebbe lo spudoratissimo coraggio di tornare a questo
genere di produzioni dalla qualita' gretta e dai connotati soft-core quasi
sconfinanti in primitive forme "hard". Si tratterebbe, con ogni
probabilita', di un rischio troppo elevato, e quindi inutile; in un termine che
si chiaro a tutti: solamente fine a se stesso ed alle infinite, svergognate
depravazioni di un regista troppo disconnesso e distorto di mente per produrre
qualcosa che si avvicini anche solo lontanamente al concetto di
"cinema". Impressioni di
un.... "depravato del pensiero".
Alan "J-K-68"- STRACULT...asselli....xploitation......
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