10-08-2002
B.T.
EXPRESS' "NON-STOP"
Il
"sex-and-party" del funky americano
degli anni '70
La musica funky degli anni '70 e'
sempre stata una mia grandissima passione e gia' all'eta' di 18 anni ero un
avido ascoltatore di black music, "piacevolmente" indeciso tra il
travolgente "funk/rhythm'n'blues" e le prime sonorita' Disco. In
questo ideale, contagioso clima di "eccitamento sonoro", emergono
alcuni complessi dall'alta levatura tecnica e compositiva, complessi che
avrebbero sancito il passaggio tra il vecchio, arrabbiato funk dei ghetti neri
ed una nuova forma musicale piu' spensierata e dedita alla nascente moda da
ballo da discoteca. E sara' il 1975 a fare da spartiacque tra queste due mode
rappresentanti l'orgoglio e la bandiera sonora del popolo afro-americano.
"NON STOP" dei B.T. EXPRESS e', legittimamente, uno di quei
dischi di "transizione" tra il vecchio ed il nuovo "verbo"
del soul anni '70. Raffinati,
eccitanti, a tratti travolgenti e sensuali, i B.T. EXPRESS incarnano alla
perfezione quel sound a base di corposi giri di basso, sorrette da melodie
tutt'altro che complesse, dominate dalla voce "fiammante" di Barbara
Joyce Lomas, la cui vocalita' a tratti sembra riecheggiare, sebbene con toni
leggermente meno sovra- cuti, quella di Gloria Gaynor, anch'ella protagonista di
un'opera di "rottura-soul" quale NEVER CAN SAY GOODBYE, uscito proprio
in quel 1975. La struttura musicale dei B.T. EXPRESS e' riconducibile ad un
coinvolgente intro, a cui segue la pirotecnica, assai elastica ugola della Lomas
complementata da regolari quanto
ammiccanti "middle eights", i quali vengono ripetuti regolarmente in
pressoche' ogni traccia dell'LP. Un percorso ed un approccio musicale
sicuramente non molto vario, lievemente monocorde, ma di grande, contagioso
impatto, estremamente funzionale alle pretese da ballo comune od al divertimento
piu' sfrenato dei quali il moderno funky dei B.T. EXPRESS rappresenta
un'originale colonna sonora senza parti- colari e ruffiani e cervellotici
trucchi da studio, essenzialmente, sinceramente
devota ad un pubblico prevalentemente nero e senza alcuna pretesa
intellettuale. PEACE PIPE e' la memorabile opener, un corposo rhythm'n'blues dai
vaghi ammiccamenti arabici, dal magnetico andamento tribale, su cui imperversa
la voce multi-ottava della
Joyce-Lomas. La traccia seguente, GIVE IT WHAT YOU GOT, con il suo ritmo
ipnotico e ripetitivo, si rivela il perfetto incrocio tra black music passata e
moderna, fungendo sia da gioioso funky da ballo che da hit di successo nella
classifiche americane. L'erotismo assai esplicito e senza inibizioni e' uno dei
marchi di fabbrica degli EXPRESS su cui si poggia imperiosa una proposta
musicale tendente al lato piu' emotivo della musica soul di quel periodo,
tralasciando le tematiche politiche e di rivolta, a favore di uno spensierato,
idilliaco rapporto sessuale "accompagnato", "avvolto" dalla
partiture funky incal- zanti e traboccanti continui peccati sessuali. I testi,
assai banali sebbene strettamente funzionali alle musiche, non fanno che
confermare questo perpetuo "eros-musicale",
testimonianza di un'epoca nella quale l'amore libero e sfrenato era
regola essenziale ed abitudine di vita, apparentemente lontana anni-luce dal
grigiore e dalla glacialita' che avrebbe provocato il fenomeno-AIDS a partire
dai primi anni '80. L'imperativo di NON-STOP e' "divertiti, non pensare e
fai l'amore..." senza alcun imperativo al quale supplire....; un "party-and-sex"
in musica dall'appeal irresistibile, implicita una certa arroganza tipica di un
popolo nero da sempre soppresso e represso dalla dittatura dei bianchi.
Purtroppo i due scatenatissimi, eccitanti brani di apertura non saranno
adeguamente sorretti dal resto del disco, assai alterno nel proporre miscele
spazianti fra "erotico", conturbante funky e momenti di appiattimento
compo- sitivo generale: ne e' esempio la fiacca, scadente DISCOTIZER, grazie
alla quale viene avvertita una pressoche' totale mancanza d'ispirazione, in
netto contrasto con le felici intuizioni contenute in PEACE PIPE e GIVE IT WHAT
YOU GOT. A fungere da splendida eccezione fortunamente e' il terzo
"brano-chiave" di "NON-STOP": YOU GOT IT, I WANT IT,
il cui testo ossessivamente ripetuto fino allo sfinimento legittima quel
"passaggio di consegne" di cui ho parlato alcune righe sopra:
monumentale, monolitico giro di basso, su cui irrompono fiati ed ottoni che
tracciano di seguito il "varco"
alla eccitata, conturbante ugola di Barbara Joyce-Lomas, come
sempre debordante nel suo pathos interpretativo. Si tratta di un sound
piacevolmente ossessivo ed estremamente disimpegnato; peccato che le tre piccole
gemme che ho citato non siano eguagliate da un song-writing all'altezza, in
perenne bilico tra "groove" e "hooks" di grande impatto e
momenti di stanca grave e disorientante. In fondo.... cio' che contava allora
era mettere sul piatto il disco, ballare fino a tarda notte, un ballo
saltuariamente interrotto da un rigoroso bisogno di amplessi, per poi di seguito
tornare a danzare e fare di nuovo l'amore, in segno di una promiscuita' e di una
liberta' di intenti sessuali in un'America ancora del tutto ignara della
tragedia sociale che l'avrebbe psicologicamente e fisicamente stroncata nel giro
di qualche anno. Ma mi piace pensare a quel 1975 di NON STOP dei B.T. EXPRESS, e
tutto d'un tratto i brutti pensieri del presente sono spazzati via......
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