29-07-2002
Non e' affatto facile scrivere un
articolo su di un fenomeno di cui si e' parlato fino
all'esaurimento nervoso, estremo
catalizzatore di una generazione che stava per
lasciare e di una che stava per
sopraggiungere. Pochi avvenimenti hanno suscitato un tale
interesse da parte dei media ed allo
stesso tempo "distribuito" un morboso fascino
che ancora oggi e' "palpabile"
nelle menti di tutti noi.
Cio' che Woodstock ha rappresentato e'
impossibile, oggi, da decifrare compiuta-
menti per i giovani odierni, quei giovani
che usano, ABUSANO di termini quali "anti-
conformista",
"controcultura", ed il reiteratissimo slogan "pace, amore e
liberta'",
cosi' deturpato del suo significato,
quest'ultimo, da risultare in un 2002 sempre
piu' inflazionato e sempre piu' sinonimo
di civilta' piatta ed incolore.
Che diavolo mai potranno sapere i
musicofili di oggi, anche i piu' accaniti, di cosa in realta'
volle dire radunarsi in 300.000 (ma c'e'
chi dice anche 500...) per tre giorni nell'Ago-
sto 1969 (15, 16, 17), spesso sotto una
costante ma gradita pioggia, felici di cantare a squarciagola e
di fare l'amore liberamente, senza
inibizione e restrizione alcuna, inneggiando
come mai prima d'ora si era osato, ad una
liberta' legittimata e conquistata "sul
campo". Una liberta', ahime', che si
sarebbe consumata molto in fretta, e sarebbe
stata successivamente inghiottita dai
rigidi schemi della Societa' moderna, gia',
proprio quegli schemi che gli ammirevoli
giovani di Woodstock avevano cercato
(in alcuni casi con successo) di
combattere, prima, e di abbattere, poi.
Ma si tratto', in fondo, di una
illusione, di una SPLENDIDA quanto spietata
illusione che ebbe la durata di tre
giorni, tre giorni concitatissimi e di grandissi-
ma intensita', raramente riscontrabile in
manifestazioni successive a Woodstock.
Si', in realta' presto ci si accorse di
come quei tre giorni folli di pace, amore,
liberta', musica e... fango (tanto
fango....) dovessero alla fin fine rappresentare piu'
un definitivo punto di arrivo storico
anziche' l'avvio di un nuovo movimento (come probabilmente si
spero');
e cosi', la "cara" Woodstock si tramuto' nel triste,
malinconico ed imprevisto epitaffio di
una generazione che diede tutto se
stessa, con l'intento (oggi forse ai
puo' apparire sciocco ed inverosimilmente
ingenuo) di cambiare il mondo.
Quello che invece non capirono, a mio
gentile parere, fu il dovere da
parte loro
di cambiare prima SE STESSI piuttosto
quello che regnava intorno a loro; di sicuro ci
avrebbero guadagnato ma l'utopia presente
in quel 1969 era piu' forte di ogni
cosa, anche piu' forte del dolore per le
assurde scomparse del Vietnam,
una sconfitta morale prima che politica
della quale ancora oggi gli americani
si vergognano interrogandosi con laconico
stupore di come si sia potuto verificare un
simile dramma storico-politico-sociale.
Rimane, certo, il ricordo di tre
indimenticabili giorni, rimane la memoria di
migliaia di hippies ed anticonformisti
tutti insieme per un'ultima volta,
tutti insieme appassionatamente contro le
bigotte regole del consumismo
e l'ottusa ignoranza di una Societa' che
stentava, RIFIUTAVA di capirli
e di sostenerli.
Woodstock passera' alla storia come
l'ultimo, vero e genuino atto di
sconsiderato pacifismo della
contro-cultura giovanile; un degno epitaffio
del decennio piu' rivoluzionario, intenso
e drammatico che si ricordi.
Ancora adesso, pur senza accorgercene,
noi viviamo, "sentiamo" l'influsso
e le grida, magari un tantino soffocate,
di chi si e' eretto al di sopra
degli altri per alzare la sua ingombrante
e scomoda voce; ancora oggi
gli anni '60 rappresentano, per le nuove
leve, un punto storico di inarri-
vabile importanza. Ci troviamo ad essere
un po' tutti "figli indiretti,
illegittimi" di quell'epoca convulsa
ed affascinante.
Cio' che noi oggi consideriamo come
trasgressivo, anticonformista, "contro",
non ha che un valore prettamente
effimero, se confrontato con le
anime ribelli degli anni '60, quando
ancora vi era un alto muro di omerta'
e di senso di vergogna verso chi
avanzasse nobili e genuini principi onde
raddrizzare e demolire le monotone
convenzioni borghesi di allora.
Woodstock rappresenta superbamente uno di
quei rari esempi di
"fotografia d'epoca", grazie
alla quale ci viene fornito, sebbene a
distanza di oltre trent'anni, uno
spaccato generazionale in un momento
di cruciale cambiamento, magistralmente riassunto nel film-documenta-
rio di Michael Wadleigh: l'abile regia
sottolinea le fasi piu' significative
e dense di pathos del famoso ritrovo. Le
scene di "liberissimo amore"
si complementano magistralmente con le
riprese degli artisti chiamati
in causa; la pioggia fara' il resto,
conferendo un'atmosfera epica a
tutta la kermesse woodstockiana,
innalzando il concetto di amore
libero tra il fango a "specchio
epocale" e simbolo di un'era immortale.
Gli anni Sessanta stanno volgendo al
termine, e non ci saranno piu'
momenti di cosi' magico misticismo e
grande, ineguagliato "senso
di unione mondiale". I successivi
Festival musicali di massa (Isola
di Wight e compari) si riveleranno altri
grandi appuntamenti di
storico impatto, sebbene non godranno mai
del fascino ingenuo
e dello spirito da happening giovanile da
contro-cultura che
ebbe in Woodstock il suo epicentro.
E come vorrebbe un perfido regista
responsabile del finale
del proprio film, il congedo degli anni
'60 fu quanto di piu'
orrorifico, sconvolgente e doloroso ci si
potesse immaginare.
Il Festival di Altamont, avvenuto nel
Dicembre del '69,
fortemente voluto dai Rolling Stones (e
questo
gia' offre dei forti, preoccupanti dubbi
allo spettatore
di turno), e concepito come la loro
"personale" risposta
a Woodstock, si tramutera' in un
autentico gioco al massa-
cro, con scene degne del miglior
film-thriller nelle
quali ci si possa imbattere.
Altamont si potrebbe tradurre con questa
frase-cliche':
"E (alla fine) ci scappo' il
morto...!".
Morto che ebbe un nome: Meredith Hunter,
un ragazzo
di colore ucciso dagli Hell's Angels,
durante l'esibizione
dei Rolling Stones; gli stessi Angels
erano stati reclutati
direttamente dagli Stones in qualita' di
servizio d'ordine,
ma tale scelleratissima scelta si sarebbe
rivelata come
un gesto di autolesionismo da manuale,
che avrebbe
funto da "assassinio simbolico degli
anni '60".
Tale omicidio segnera' profondamente
l'opinione pubblica
di allora, conferendo (e per sempre) il
titolo di "gruppo piu'
maledetto della storia" alle Pietre
Rotolanti.
Altamont sancira' la fine simbolica del
magico
decennio per antonomasia e rimandera'
tutte le nostre
speranze ed illusioni agli imminenti anni
'70,anni
antitetici ed assai meno frenetici
rispetto ai Sessanta,
decisamente piu' analitici e
caratterizzati da un
minore slancio rivoluzionario. Le
industrie discografiche
acquisteranno sempre piu' potere ed a
poco a poco
la musica rock
perdera' quella carica rivoluzionaria
ed iconoclasta che era alla base delle
speranze e
profonde utopie della contro-cultura
giovanile, per divenire
mero strumento di pubblicita' e
strumentalizzazione
di masse ingenue senza una precisa
identita' e,
soprattutto, senza quello spirito di
coesione paci-
fica, colma di benefica quanto innocua
spregiudicatezza,
che fece di Woodstock un avvenimento di
rilevanza
storico-musicale -sociologico ed
ideologico senza
precedenti.
Le note distorte e nevrotiche di STAR
SPLANGED
BANNER rivisitata da Jimi Hendrix, in
un'alba
di un Agosto lontanissimo e perso nel
tempo,
risuonano oggi in forma di psichedelico e
surreale
eco, fungendo da breve tracciato onirico
mentre
viene catturato un momento di imperdibile,
inarri-
vabile liricita'. Quei giovani hippies a
meta' tra
sonno piacevolmente disturbato e stato di
insonnia apparente e' il documento piu'
rappre-
sentativo di una generazione che non
voleva
morire tra le fiamme di una guerra e
l'estremo
bigottismo dei propri genitori.
Woodstock s'impose, e per l'eternita',
come
fenomeno di massa che avrebbe sancito la
rinascita
del movimento contro-culturale ma allo
stesso
tempo anche la sua morte e dissoluzione,
senza la possibilita' di tornare indietro
e poter
cambiare quel mondo il quale, nel giro di
pochi anni,
sarebbe tornato in possesso dei pieni
poteri.
E le mattine seguenti, sul vastissimo
terreno
della piu' celebre fattoria del Rock, non
sarebbe
che rimasto solo una monumentale,
inverosimile
sporcizia.....
Ma questa... e' un'altra storia.....
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