06-10-2002
E'
proprio vero che il tempo risulta essere il piu' infallibile e spietato dei
giudici.
Artisti immensamente idolatrati, venerati come Dei scesi sulla terra,
hanno
poi dovuto subire, col passare degli anni, vertiginosi cambi di tendenza,
quel
"principio di tendenza" che li aveva eretti a supremi incontrastati
leader
di
una generazione solo in apparenza immortale, sebbene indimenticabile e ricca
di
contenuti social-storico-musicali, essi rappresentativi di una fertilissima,
utopistica Era.
Alcuni
sono sopravvisuti alla imperdonabile legge del tempo; altri decisamente
risucchiati,
inesorabil-mente "divorati" da mode e contro-tendenze le
quali
avrebbero riportato drasticamente con i piedi per terra proprio quegli
"Dei"
che, alcuni decenni prima, parevano imbattibili, irreprensibili, irraggiun-
gibili,
impossibili da emulare o superare sul fronte artistisco; in una parola:
"Mostri Sacri".
All'interno
della cosiddetta "categoria degli Immortali" troveranno sempre
collocazione
straordinari ed innovativi musicisti come JIMI HENDRIX,
BEATLES,
ROLLING STONES, WHO, TRAFFIC, JANIS JOPLIN ed un numero ristrettissimo
di
loro compari in sventure, disgrazie artistiche ed umane, morte, conseguenti
resurrezioni
unite ad acquisita Eternita' ideolo-
gico-musicale,
in un immaginario collettivo fin troppo bizzarro e sovraccarico
di
personalita' straripanti sinonimo fervido di eccesso, lussuria, folle
edonismo,
genio creativo e auto-distruzione.
Fra
gli "intoccabili" del Grande Circo Rock sono stati gradualmente
esclusi, man
mano
che il tempo si sarebbe reso conto del loro effettivo valore, di un
complesso
straordi-nariamente dotato musicalmente come quello dei leggendari
CREAM
di Eric Clapton (chitarra solista), Jack Bruce (basso) e Ginger Baker
(batteria
e percussioni). Gia', "crema": sinonimo, questo, di innata superbia e
forte
auto-convinzione nel proporsi senza eccessive remore o titubanze sotto la
veste,
semplicemente e senza troppi complimenti di "migliori". Ed i piu'
grandi,
almeno
per cio' che concerneva gli squarci rivoluzionari comprendenti
la
seconda meta' degli anni '60, lo furono per davvero: ognuno di loro, al
rispettivo
strumento, possedeva una incredibile carica rivoluzionaria, ed
avrebbero
in seguito gettato le basi onde concepire la musica rock come mai
prima
essa era stata intesa. Con i CREAM la struttura-canzone-pop veniva definitiva-
mente
messa al bando, frantumata, ridicolizzata, selvaggiamente rivisitata, per
rinascere
sotto forma di lunghe, estenuanti "jam-sessions", "jams" che
dal vivo
risultavano
essere sempre piu' complesse ed articolate.
Prima
dell'avvento dei CREAM, solo e soltanto nella musica JAZZ vi era
l'assoluta
velleita' nel rivisitare una traccia di pochi minuti in modo che poi
essa
venisse estesa kilometricamente in improvvisazioni contraddistinte da
sommi,
inauditi eclettismi, apparentemente senza fine, grazie a musicisti dotati
di
finissima tecnica individuale e dalla maniacale precisione metronomica.
Ma
se per il JAZZ questi connotati rappresentavano la "regola", non
altrettanto
si
poteva dire per il ROCK: prima dei CREAM il pop della Swingin'
London
verteva principalmente su facili melodie non ancora bisognose della
destrutturazione
che applicheranno i futuri innovatori della musica popolare
del
Novecento; si trattava di rispettare il formato-canzone con gli abituali
tre-quattro
minuti. Clapton, Baker e Bruce seguirono il percorso opposto:
se
nei loro LP in studio tale marcata separazione artistico-concettuale era
assai
poco palpabile, nei concerti del vivo si assisteva (primo caso asso-
luto
nella quarantennale storia del Rock) ad una quasi-dissacrazione della
regola
musicale vigente allora. Era pur sempre Rock (nel caso dei Cream si
assistette
all'introduzione di nuove vie espressive per quel che concerneva il
ROCK-BLUES,
quel blues elettrificato e spasmodico, diretto discendente delle
invenzioni
ed innovazioni apportate dal loro indiscusso caposcuola, ALEXIS
KORNER),
sebbene rivisitato e reinterpretato adottando i canoni del JAZZ.
Il
1966 fu l'anno che defini' una sorta di spartiacque epocale tra le due
distinte
ideologie di produrre musica rock: subentra sul grande palcoscenico il
virtuosismo,
fino a poco tempo prima del tutto sconosciuto,
presumibilmente
solo appannaggio di circoli underground (e tale termine
si
potrebbe tranquil-lamente estendere anche ad altri incompre-si
"decostruttori"
dell'epoca, incompresi in quanto in netto anticipo sui tempi).
Eric
Clapton proveniva dai leggendari e rinomati BLUESBREAKERS di John Mayall,
uno
dei pionieri-fondatori del verbo BRITISH-BLUES che infiammo' Londra e
l'Inghilterra
gia'
a partire dal 1964. Clapton era un chitarrista dotato di tecnica
sopraffina,
molto meno veloce, esecutivamente parlando, di quanto oggi gli
appassionati
possano credere; a tal proposito in quel convulso, eccitante
periodo,
esistevano chitarristi di gran lunga piu' dotati di lui, quali JIMMY
PAGE
(futuro fondatore dei LED ZEPPELIN) o JEFF BECK
(altro
grande innovatore della chitarra), i quali, guarda
caso,
si troveranno ad interagire l'uno con l'altro nel
complesso
degli YARDBIRDS (e quindi, tale combo ricchissimo di talenti, si
sarebbe
meritato il titolo di "gruppo che ospito' i tre piu' illustri e
rilevanti
chitarristi della scena inglese").
"SLOWHAND"
era il nickname a lui piu' congeniale (e che lo accompagnera',
affettuosamente,
per tutto il proseguio della sua carriera): "manolenta",
accezione
non da giudicare in senso di lentezza o negativita' in fase
propositiva,
bensi' stretto sinonimo di elegan-
tissima,
innata naturalezza durante le esecuzioni, in particolari "live". Tale
era
la maestria e la sensibilita' con cui il giovane Eric approcciava la sua
adorata
sei corde, esprimenti un inarrivabile, poetico sentimento, rimasto in
seguito
ineguagliato. Con "SLOWHAND"-Clapton (ed ancor prima del grandissimo
Hendrix)
la chitarra si erge a "strumento principe" della giovane musica rock:
lo strumento piu'
espressivo,
eclettico, polifunzionale, essendo essa capace (se, ben inteso, in buone mani)
di riprodurre
effetti
devastanti ed assolutamente irriproducibili se sperimentati su altri
strumenti
(come lo stesso Jimi Hendrix indichera' a tutti nella sua pur
brevissima
ascendente parabola artistica).
Jack
Bruce era invece bassista di enorme talento espressivo, anch'egli avrebbe
portato
il proprio strumento al di la' dei piu' comuni cliche' ad esso legati:
basilarmente,
trattandosi di uno strumento di mero accompagnamento, il basso non
aveva
una funzione molto ampia e rilevante. Con Bruce tali bigotte
regole
sarebbero state frantumate, in favore di una totale, libera espressione,
raggiungente
vertici di assoluto lirismo, coadiuvato dalla capacita'
esecutivo-solistica
di stampo jazz operata dal suo "padrone".
Ginger
Baker gia' a quel tempo aveva riscosso la fama di batterista e
percussionista
estremamente inventivo e caratterizzato da una possenza ed
articolazione
esecutiva assolutamente inusuali; le lunghe jams all'interno dei
Cream
avrebbero messo in evidenza l'ingombrante versatilita' della sua batteria,
avendo
egli spesso il "piacere" di esibirsi in interminabili lotte solistiche
"ai
danni" dei suoi celebri compagni di scuderia Clapton e Bruce (duelli da
vivere sino all'ultima nota...!!),
eclissando
impietosamente la stragrande maggioranza dei batteristi allora in
circolazione.
Ma, se da un lato tale innovazione comporto' un pressoche' totale
smembramento
ed abbattimento delle vecchie, stantie e canoniche leggi alle quali
il
Rock sembrava obbligato nel dover rispettare, dall'altro questo nuovo
"fenomeno"
a manifestarsi (alcuni anni dopo) sotto forma di "effetto-boomerang".
Cio'
che nei Cream venne inteso per "virtuosi-smo", "inarrivabile
versatilita'",
"solismo
straripante" e chissa' quant'altro ancora, in molti dei gruppi a venire
questo
concetto venne a mostrarsi come un vero e proprio, affannoso bisogno di
mettere
in luce capacita' tecnico-solistiche ragguardevoli,
cosi'...."ragguardevoli"
da offuscare sia la melodia che, accusa ancor piu'
feroce,
la musica stessa. Con cio' intendo dire che, sia con l'avvento dei
"guitar-heroes"
(e, susseguentemente, dei "drums-hero", "keyboards kings",
termini estendibili
ad
altre categorie) , sia con la nascita ed il propagarsi del
verbo-progressive-rock,
la musica popolare del Novecento avrebbe vissuto una
innegabile,
prodigiosa escalation artistica prima di allora impensabile,
infrangendo,
sfondando le barriere di una monotonia e di una scontatezza che
avevano
conferito al rock'n'roll una funzione di generale marginalita'; ma, allo
stesso
tempo, sempre tali radicali, drastici cambiamenti avrebbero causato ed in
seguito
diffuso
un contagiosissimo "senso di divismo" che si sarebbe appropriato,
impadronito
ben presto dei nomi ed artisti piu' illustri del nostro amato "circo
rockistico".
E cosi', dopo 6-7 anni di radicali innovazioni e sconvolgimenti, si passo' da
EVOLUZIONE
a DEVOLUZIONE, con conseguente sterilita'
da
parte di quei pionieristici gruppi che avevano scritto indimenticabili pagine
negli annali della musica del XX° secolo. Si avranno quindi soluzioni
solistiche "ingrassate", dilatate fino
all'inverosimile,
indicanti una prominente (spesso insulsa) autocelebrativita', e non piu'
portatrici di nuove realta', o di un inediti universi artistici. E gli stessi,
iper-celebrati CREAM non sfuggiranno
al
severo giudizio dei posteri, venendo essi indicati come tra i principali
responsabili
ed iniziatori di questa moda votata all'estetizzazione piu' estrema ma, al
contempo,
totalmente
o quasi priva di reali, utili contenuti. "Crema" si', ma di colpevole,
"mortale" eccesso.
Un
uomo in eccesso.....
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