20-03-2006
‘OLTRE
IL GIARDINO’
secondo
Alan J-K-68 Tasselli (Luca Comanducci)
Potenza
del Cinema: ovvero: come far compiere ad un analfabeta ignorante, e
(letteralmente) ‘fuori dal mondo’, un’escalation al potere tale da
propiziargli, nel finale, una candidatura in qualità di Presidente degli Stati
Uniti…!!… E’ ciò che, a tutti gli effetti, accade nel penultimo film
interpretato da Peter Sellers (interpretazione per la quale ebbe la sua ultima
candidatura all’Oscar).
‘Oltre Il Giardino’ (‘Being There’, Hal Ashby, 1979) è una farsa
grottesca in cui l’assurdo assume le sembianze della normalità; definirlo una
‘commedia dell’equivoco’ è quantomeno riduttivo: piuttosto, si tratta di
un feroce atto di accusa verso l’ignoranza di una ‘classe’, quella
americana, capace, ‘miracolosamente’, di convertire un semi-ritardato
mentale in fenomeno da baraccone senza precedenti, ‘parlante’ ben 8 lingue
(tra cui il Russo!), persino sospettato, ad un certo punto del film, di essere
una specie di agente dei servizi segreti in incognito!!… Lungo tutto l’arco
del film la linea di confine tra l’innocua, ‘angelica’ stupidità di
Chance/Sellers e la cortezza di mente delle cosiddette ‘alte sfere’
(egregiamente tratteggiate da Jack Warden, nella parte del Presidente, e da
Melvyn Douglas, in quella del moribondo consigliere del Presidente, Ben) è
praticamente inesistente, anzi: coincidono, perfettamente: in altri più
spietati termini: tra chi è stato troppo dentro il mondo per come lo conosciamo
e chi per niente l’imbecillità dell’uomo rimane una costante: cultura o non
cultura, intellettualismo od analfabetismo, l’uomo non sfugge alla sua
condizione di essere limitato e superficiale. Chance/Sellers non è che un
‘replicante di gestualità televisive’: egli si muove, parla e gesticola
‘adattando’ casuali frammenti mimici televisivi alla propria persona, alla
stessa stregua di una scimmia che allo Zoo imita le boccacce di un turista in
vena di infantile ilarità. Non sa leggere, non sa scrivere (non è a conoscenza
nemmeno del suo cognome!!!…), soprattutto non sa parlare, o meglio: ‘parla’,
ma, spesso, attraverso la sintassi effimera di uno sketch visto in Tv: in
definitiva, un perfetto esempio di uomo senza identità ne’ riconoscibilità
sociale. Ma elevare un povero di mente a star nazionale non è forse
l’incessante refrain su cui ruota, oggi, gran parte dell’industria
televisiva?…
‘Oltre Il Giardino’ offre, tuttavia, una seconda chiave di lettura:
ovvero, quella dell’idiozia vista sotto forma di insormontabile barriera tra
la cattiveria dell’uomo (che diviene sistematicamente irreversibile una volta
che costui diviene adulto) e l’(‘angelica’) beatitudine esistenziale di
chi non può accorgersi, in quanto vittima della propria atrofia mentale, di
cosa stia succedendo nella realtà di tutti i giorni. …d’altronde, non
potrebbe essere la superficie d’acqua sopra la quale Chance/Sellers cammina
(ultima scena) una simbolica linea di confine tra il Bene (la ‘Dea
Ignoranza’) e il Male (la ‘Dea Sapienza’)?… Forse… forse solo un vero
idiota possiede il dono di camminare sull’acqua senza cadervici dentro…
quale più alto simbolo di innocenza e saggezza, in fin dei conti?…
Peter
Sellers è semplicemente magistrale in quella che sarà la sua ultima
significativa interpretazione: contenutissimo e minimale nella recitazione,
lontano anni-luce dalle debordanti mimiche facciali (e vocali) sfoggiate in
capisaldi quali ‘IL DOTTOR STRANAMORE’ (insuperato esempio di versatilità e
trasformismo recitativo), la saga della ‘PANTERA ROSA’ o nell’esilarante
‘HOLLYWOOD PARTY’: ‘Oltre Il Giardino’ rappresenterebbe il pinnacolo
interpretativo di un Sellers all’apice della maturità: avesse vissuto
un’altra ventina d’anni, avrebbe certamente affinato quello stile sempre più
sornione e disincantato (da autentico ‘mattacchione da terza età’) che fu
distintivo marchio di fabbrica di altri due mostri sacri della commedia
agro-dolce americana: Jack Lemmon e Walter Matthau: al loro pari, Sellers
sarebbe invecchiato con classe ed immutato carisma scenico, alias: come far
sbellicare dalle risate lo spettatore senza eccedere in istrionismi sopra le
righe. In definitiva, un memorabile spaccato di quel ‘surrealismo comico’ di
cui Sellers fu senza ombra di dubbio insuperato maestro ed inarrivabile icona di
riferimento.
ALAN J-K-68 TASSELLI (LUCA COMANDUCCI)