27-03-2004

   

 

…QUI IL CIELO…

 

Mia cara, devotissima Maddalena,

…qui il Cielo e' un continuo "livido", viola come quelle parti di viso di pugile appena reduce da un drammatico, massacrante incontro di pugilato conclusosi alla 15esima ripresa... Ieri ero vecchio e stanco, stanco quanto un vecchio di 80 anni steso sul proprio letto, esanime, in attesa che un Angelo commissionato da Dio scendesse sulla Terra e lo accompagnasse in Paradiso, mentre intensissimi flashbacks lo riportavano a vivere in un istante tutte le principali, memorabili fasi della sua vita... In un certo senso, negli ultimi due giorni mi sono sentito quel vecchio, sofferente, minacciato da feroci incubi notturni, funestato da illusioni di un mattino vagamente illuminato da allusioni senza proposito del giorno precedente.... Mi sembra di essere qui, li', laggiu', metafisicamente a spasso tra passato, presente e futuro, vittima di "balzi temporali" senza soluzione di continuita'... E, nel frattempo, qualcuno mi ricorda, attraverso stentoree frasi dalla elegante cripticita', il mio destino di "bohèmiène assoluto".... mentre scioccamente mi accingo a rivedere immagini di una fanciulla dai capelli biondissimi, con quegli occhi rossastri rivelanti un pianto sofferto e precoce… cosi’ accecante nella sua spiazzante bellezza onirica, anche lei sospesa tra voraginose fasce temporali ignare e antitetiche alle rigidissime leggi della Fisica....

Sono turbato, molestato da ricordi di un sogno che forse non e’ mai esistito, mentre cerco di riportare alla luce sbiaditi frammenti sepolti in chissa’ quali anfiteatri deserti e stregati della mia mente – una collegiale dipinta di bianco, senza bocca ne’ occhi sta strimpellando note di piano stonate dando vita a squarci di non-melodia suprema esaltazione di una follia irrazionale…. Vorrei divenire cieco, solo per pochi istanti, in modo che non possa venire assassinato dal tuo delittuoso, fatale magnetismo, affinche’ non mi veda costretto a levitare a piedi nudi su quelle rocce cosi’ sinistre e tentatrici…. Muoio, mi dissolvo sotto il tenue, flebile fuoco dell’unica candela rimastami, sciogliendo il mio pianto lungo la cera che lenta cola, finche’ non diverro’ figlio di quella stessa oscurita’ che sta, silenziosissimamente e cinicamente, divorando gli ultimi sussulti di un incontro immaginario in una stanza immaginaria, ai piedi di un monte immaginario… … …sospeso, in eterna eterea fluttuanza, su di un cielo anch’esso immaginario.

 

TELEMACO PEPE (LUCA COMANDUCCI)

 

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