24-11-2002
Inno
alla Solitudine, durante notte spesa da bohemične,
rivoltato
su se stesso, esausto, sporco, sgualcito,
in
un angolo buio, solo e senza respiro
La
pioggia che batte sugli angoli sporchi ed oscuri accanto all'insegna
dell'ultimo
pub irlandese, camicia sgualcita e lercia, "reduce" da innumerevoli
notti
insonni, pensieri tamburo-battenti, ossessivo-compulsivi conferiscono un
gotico
ritmo all'ennesima,
incomprensibile
notte distorta da macabre illusioni, squarcio di tenebra
perennemente
vissuta sull'orlo di un baratro appiccicato sulla mia schiena, in
attesa
si faccia ancor piu' tetro, quel cielo avvolto da sadiche nubi, aventi
forma
di occhi spiritati e denti digrignanti, manifesto sonoro del mio tribolare
fra
demoni ed angeli, angeli e demoni, notte maledetta, l'ennesima notte
maledetta,
entri nel locale e nessuno
ti
saluta, ti siedi e nessuno viene a chiederti ordinazioni, ti sdrai,
completamente
esausto, provocatoriamente sul tavolino un tempo "teatro" di
accese,
animate ed espressive discussioni con cari amici di quel tempo che fu.
Ognuno
dona amore all'altro, ed io, spione ruffiano incompreso vigliacco di me
stesso
segregato su quell'olezzoso pezzo di legno, ancora maleodorante di odiata
birra,
nessuno viene a pulire ed a pulirti, nessuno sente il bisogno della tua
presenza,
inaccettato, scarto di una sera come tante altre, saluto una dolce,
irresistibile
ninfetta ma lei, con mio stupore, fugge e mi lascia con il
cervello
interdetto, lievemente pietrificato, comunque ancora sotto controllo.
Cerco
facce, m'incuneo in sguardi che possano almeno indicarmi quale sia uno
straccio
di retta via al fine di concludere con dignita' ed orgoglio una nottata
figlia
legittima di puttane e biscazzieri, stupri e caldissimi baci seguiti da
un
violento, rovente rapporto sessuale, fino ad un attimo prima proibito.
Stravarico
braccia e gambe, in un patetico tentativo di destare un barlume di
attenzione,
in fondo sono solo l'ombra di un ricordo di serata condotta a vele
spiegate
trainate da debordanti risate, e ritmate da sarcastici, acuti commenti
da
bohemične spesso sdraiato su inutili orpelli psichedelici illegittimi padri
di
sperticati, scorticati sogni pervasi di acida, pomposa teatralita',
teatralita'
di Primadonna che vende i suoi pregiati, dorati sogni a
miscono-sciuti
passanti od a coppie in crisi d'identita', pronte a quel senso di
riconciliamento
a me sin troppo sconosciuto, in vita. E' giunto, finalmente,
attesis-simo,
il punto dell'OK CORRAL, esso sancisce il mio piu' totale,
sconvolgente
disinteressamento verso coloro che non mi hanno saputo regalare che
sconforto
e tanta, somma indifferenza, vengo ucciso minuto dopo minuto, redento
mi
sento a stento, agognato lamento, anticamera del tormento. Obliabile, questo
momento
di vita mal condotta, mal apprezzata, mal amata, il Lato Oscuro della
mia
psiche si e' intrufolato, bastardo e scaltro, nell'allegoria fulminante
sulla
quale il mio debole, vulneraabilissimo ego era solito appoggiar-si..La
manie
di persecuzioni di un isolato, represso, boicottato individuo, la cui
unica
attivita' risiede nel trascinarsi, scontatamente, pateticamente in un mare
di
irrisolutezze, ego ora schiacciato
da
una totale mancanza di stima, vegetale anarchico
rivoltato
su se stesso ed i propri apparentemente irrisolvibili, irreversibili e
caustici
dilemmi.
Osservo,
mentre il mio fegato si apre in un riso di scherno pronto a vomitare
reboante
risentimento sul primo passante, una coppia di felici innamorati
scambiarsi
un infinito bacio di riconciliazione, mentre il sottoscritto, malato
e
perverso, scruta con indagare malefico e sottilmente glaciale, il loro
legittimo
operato. Non mi importa se cio' sarebbe stato tutto quello che invece
mai
e' stato, e forse mai sara'; l'unico valore accertato, comune denomina-tore
di
questa perpetua decadenza notturna e' un generale, obliquo cancellamento di
ogni
singola sensazione, lo sventramento di una sensibilita' atta ad
estinguersi,
prima o poi, onde lasciare posto e gloria al Sovrano Dio Cinismo.
Sabato
nero, per un'anima nera, in diabolica suggestione verso incroci di strada
scarsamente
illuminati, rispettanti un copione di serrata cinematografia
grandguignolesca,
sferzante in quei chiaroscuri cosi' ambigui, cosi'
selvaggiamente
contorti, espressivamente inespressivi. E mentre tutti tornano a
casa,
soddisfatti ed appagati della loro giornata lavorativa, felicitati della
sempre
fedele presenza dell'insostituibile consorte, io mi dileguo, pacatamente,
senza
far trillare nemmeno il pavimento, sicuro, una volta di piu', di aver
celebrato
la mia imponderabile, assoluta, inconver-tibile, inespugnabile
Solitudine.
Lei
si..... davvero la mia Dea....!!
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