20-12-2004
L'ALTRO
VENERDI'
Un
altro Venerdi'. Scuro. Inutile. Malato. Distorto. Un 'Non-Venerdi''. La gente
fuori sta ballando, mentre io qui dentro sono una mina vagante, in attesa di
essere pestata per poi esplodere. Fragorosamente. ......ero sdraiato su una
delle mie astratte nuvole esistenziali, sguazzando armonicamente da un satellite
all'altro del mio 'carrolliano' ecosistema pindarico. ...quando un losco
figuro senza volto decide, tutto a un tratto, di scaraventarmi giu', onde
ritrovarmi semi-sepolto in una palude di rifiuti di pensiero lasciati da chissa'
quali menti corrotte e devastate, guastate, sgualcite, anch'esse lasciate
lentamente morire lungo l'arco di un giorno che sembra essere stato resettato
dal calendario. E dal resto del mondo. Un giorno mai esistito scaraventato nel
cestino di chissa’ quale sudicia realta’ parallela. Un Venerdi' che nessuno
sembra aver mai vissuto. Tranne che il sottoscritto. Naturalmente. Continuo a
sentirmi osservato, osservato ossequiosamente da occhi senza colore e calore, su
di me pendono bisbiglia strozzate, che a intermittenza rimbalzano da un orecchio
all'altro, senza sosta alcuna, non e' che un nauseante, sordo 'feedback' di
suoni senza sentimento, asincroni e atonali, mentre una nebbia rossa
catarticamente si sovrappone ad immagini gia' morte e sepolte dall'oblio. Chiedo
indicazioni a passanti, ma costoro sprofondano silenziosamente al di sotto di un
pavimento ciottolato i cui colori, man mano che esso viene 'fotografato' dal mio
acquoso sguardo, si sgretolano sempre piu', deformandosi impietosamente, fino a
divenire 'non-colore'. Fluttuanti mani di donna, isolate dal resto dei propri
corpi (rimasti inespressi o schiavi di orribili incantesimi chissa' mai dove ed
in quale dimensione io non oso chiedere) mi sfiorano, ammiccando alla mia vacua
stabilita' mentale, illudendo la mia spudoratamente ricettiva psiche, e
fatalmente 'corrompendo' la mia ragione, dilatandola peccaminosamente,
millantandone i propri sensi, disperdendone ogni tassello logico rimasto.
E’
tutto come se venissi sbalzato da un emisfero cerebrale all’altro
all’interno di corpi estranei, individui mai conosciuti e di cui mai ho
sentito parlare… non so come e non so perche’, mi trovo a combattere contro
fredde luci al neon mentre sotto i miei piedi si stanno formando voragini del
pensiero, voragini accumulate dalle impervie digressioni al di sotto di un
sistema circolare, ove pensieri, emozioni, sensazioni, durante percorsi
ellittici, marciscono, ammuffiscono, deteriorano. Si annullano. Avverto, in un
sinistro, spossante crescendo, asincroni battiti di cuore e roventi sprazzi di
panico – devastante terremoto emotivo, un incubo che si intensifica ed
accumula agghiaccianti enigmi. Le emozioni, qui dentro, assumono forma di corpi
celesti viaggianti alla velocita’ della luce, spesso superandola, mentre la
gente, si, proprio quella gente che la’ fuori sta ancora ballando e
divertendosi, scaturisce e baratta sensazioni ad ordinaria intervalli
temporali. Qui dentro si vive e si muore in 1/1000 di battito di
ciglia… qui dentro io vivo e muoio ininterrottamente, la lentezza e’ un
gesto proibito, e nessuno sara’ mai in grado di rintracciare la mia
super-sonica sensibilita’. Mi lascio naufragare in questa ‘Odissea del
Non-Sense’, affinche’ io consumi, nel minor tempo possibile, gli ultimi
residui di sfuocata lucidita’ rimastami.
E’
appena scoccata la Mezzanotte: Sabato ha dato l’addio ad un morente,
agonizzante Venerdi’ che non attendeva che venire superato dal tempo e
giacere, ‘maledetto’, in qualche angolo remoto di uno Spazio lontano.
Ma,
chissa’ perche’, quel Venerdi’, dentro di me, non e’ ancora morto…
TELEMACO
PEPE (LUCA COMANDUCCI)
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