E tornai nella nuda stanza, spoglia di ogni colore, i
muri scorticati, la polvere fluttuante, un delirio ancora in corso, vedo le mie
braccia muoversi quasi fossero guidate da una forza esterna, le mie reazioni
ritardate, malvagie allucinazioni divampano,
acidi spasmi mi assalgono, indescrivibili convulsioni mi trafiggono come
serrati, crudeli elettro-shock… mentre sul soffitto compaiono bolle che si
gonfiano e si sgonfiano.... la lampada ad olio sembra ansimare, e' sull'orlo
dello spirare, non riesco piu' a distinguere tra luce ed oscurita', gelo e
calore, gioia e tristezza, desiderio di risveglio e lenta agonia.... Accasciato
sulle crepe della miseria, sdraiato sulla disperazione, il mio essere non ha
piu' logica, ne' alcuna legge della fisica… il mio corpo nudo, sulla cui pelle
infuocata orrendamente strisciano ragni dalle mostruose dimensioni… demoni dal
viso squarciato e vampiri traboccanti di sangue umano accarezzano il mio stato
di angoscia e si cibano della mia immobilita'.... non sono altro che schiavo
degli eventi.... sebbene forse non stia accadendo nulla.... voci appena intonate
da un sinistro baritono orribilmente guastato, sfigurato nei suoi epici, pomposi
sali-e-scendi ricchi di nevrotico virtuosismo, si rincorrono, si sovrappongono,
si scaraventano sulle mie flebili orecchie.... si disperdono nel vuoto infinito
di questa stanza morta, meta di fantasmi inquieti e non-morti, mentre trapassano
da una esistenza parallela all'altra.... vedo non vedo...sento non sento....
ammoniti di streghe bavose dalla falce protesa verso il mio volto sgualcito
sputano il loro dissenso approfittando della mia cronica passivita'.... violini
stonati dai suoni acuti e ficcanti percuotono la stanza e scompaiono tra le mura
depositando sinistri, acquosi riverberi, mentre giganti passi di plumbea
minaccia io avverto come canti liturgici intonati da voci seviziate, voci
violentatrici, voci sguaiate, strascicate..... ratti dalle forme gigantesche
formano un cerchio ruotante su se stesso, si moltiplicano, fino a divenire
migliaia di assordanti, affamate vespe, numerose a tal punto da uccidere
quell'unico schizzo di ossigeno rimastomi.... poi... tutto gradualmente
svanisce, alla stessa maniera di un oscuro, decadente brano musicale il cui
volume viene progressivamente abbassato.... fino a scorgere il sordo silenzio a
leggeri tratti ritmicamente interrotto da foglie di alberi d'autunno cadere
lungo il prato rinsecchito adiacente ad una vecchia scuola ebrea da tempo
abbandonata al suo fascio temporale di rassegnata, scura desolazione....
Il tempo e' finito, e gli spettri sono fuggiti via. Niente piu' mura, niente
piu' bolle sul soffitto. Solamente qualche graffio o ricordo annebbiato,
tumultuoso, offuscato e tortuoso nella sua difficile, contorta, quasi
impossibile ricostruzione logica....
Nulla ha piu' ragione di esistere, e nulla ha piu' ragione di succedere al Nulla
....
...perche' il Nulla ora sono divenuto io.
TELEMACO
PEPE (LUCA COMANDUCCI)
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