26-03-2003

 

 

ELETTRICHE NOTE DI SANGUE DURANTE UN GIORNO

DI SEMPLICE, ASSOLUTAMENTE ORDINARIA FOLLIA

 

…l’eco di uno stretto passaggio in un piccolo paesino di mare alla fine del

secolo scorso, Brighton accesa di mille colori, in attesa di affondare nel

passato e risvegliarsi all’alba del nuovo millennio… rincorro strade di

mercato impervie ed anguste, mute bancarelle si accostano, poggiandosi sul

mio sguardo, un soffio di gelido vento e poi di nuovo brillano luci e mercanti,

giocolieri ed affabulatori, nomadi e mercantieri, nessuna disputa, nessuna

voce al di sopra delle righe, mi trovo qui, semplice complice di uno squar-

cio di ordinaria esistenza… e quell’odore acre, spiazzante emanato

da giganteschi mazzi di fiori, accanto all’Abbazia di Saint Ashbury, cosi’

tagliente e spossante nella sua armonia e bellezza visiva… vorrei che

tutto questo venisse tramutato in un immenso, abbagliante quadro

dalla svenevole bellezza impressionista; proseguo il mio irregolare cammino,

mano nella mano con i miei errabondi, vacui ripensamenti di folle

anarchico incolpevolmente schiavo di se stesso, soppresso dalla pazzia…

ora, breve frammento temporare: uno stupido pianto di nevrotica frenesia

davanti allo specchio, specchio graffiato dalla follia di antica donna

"martirizzata", assassinata dai mille amori falciati, sepolta dalla

disillusione e ricoperta di rimpianto, quel corpo dalla intatta bellezza

solcato dalle cicatrici della gelosia, fuoco alto, imperioso, distruttivo,

simbolo di efferato nichilismo e ingorda cupidigia.

… sporche, sgradevolmente dissonanti note di chitarra piangono un

lamento-Blues di antica memoria, strizzano, lanciano strali strazian-

ti, si contorcono, si smarriscono e si ritrovano senza che nessuno

se ne accorga, mentre una giovane vergine viene assalita nel bosco

del peccato da un maniaco sulla soglia del "bordo pericoloso"… Gli assoli

del folle guitar-hero vengono rovesciati sull’intontito, barcollante

ed estatico pubblico, con la stessa, trucida potenza di lame di col-

tello vengono "dirette" con insospettato taglio registico sul corpo della

giovane, nuda ragazza. Lei comincia a strillare, ma nessuno sente, mentre

la chitarra vomita il suo dissenso urlando una lacerante, ingovernabile

sofferenza… stupro sul palcoscenico!!…, e stupro ai piedi di una quercia

ora macchiata di acido sangue… la lama che persiste nel penetrare la

pelle innocente di un fiore appena sbocciato… ed ora immediata-

mente appassito… morente, la chioma rosso-dorata che pende sulle

radici dell’albero, involontario testimone di quel pianto straziato

soffocato in pochi secondi dalla glaciale indifferenza di un uomo

che mai ha osato amare ma che ha sempre saputo, con la medesima abi-

lita’, stroncare i sentimenti altrui. Glaciale, come la lama affondata

nelle vene della giovane vittima…il sangue dilapidato sembra

mescolarsi con compatto orrore ai fili di erba illuminati dai filtri so-

lari, creando un inedito, sconcertante contrasto tra due antitetiche visioni…

Il concerto e’ terminato, ogni strumento e’ stato sacrificato in nome

dello spettacolo; il pubblico ampiamente sfamato ed ora traboccante

di lisergia non ancora del tutto diluita, si lancia verso i propri Dei

da venerare, e presto il sudore si mescola al tumulto della folla vociante

incapace di trovare uno sbocco verso l’uscita… Panico. I cocci della chitar-

ra cinicamente stuprata, graffiata perpetuamente con il plettro d’acciaio,

giace ridotta in briciole sul palco, defunta, dimenticata, e presto sostitui-

ta. Altro non rimarra’ che una tenue, fioca luce volta ad illuminare, piangente,

l’ultima, rabberciata corda chiaramente visibile, cosi’ maledettamente raggo-

mitolata su se stessa, prima che sopraggiunga una spettrale, soffocante,

raccappricciante, inedita, definitiva oscurita’.

 

TELEMACO PEPE

 

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